ALLA FINE DEL CICLO
Un confronto impari. Questa, in sintesi, la sensazione che gli spettatori del "Franchi", ieri sera, si sono portati a casa. Un groviglio di strani sentori che, adesso, come minimo, dovranno essere gestiti fino al termine di questa giornata di campionato. Osservando, per inciso, cosa saranno in grado di fare le altre tra oggi e domani. Per la Fiorentina, del resto, adesso sembra davvero che la stagione, almeno a livello di obiettivi, possa chiudersi qui.
Una vittoria in casa, la terza consecutiva, contro un'altra "big" dopo l'Udinese, avrebbe avuto il valore di un rilancio persino inaspettato. Ma è indubbio che il secco risultato maturato dopo 90 minuti sia altrettanto evidente. L'Europa, anche per quest'anno, sembra fin troppo lontana per questa squadra. La speranza di potersi giocare una competizione europea nella prossima stagione si scontra necessariamente con l'evidenza di quello che oggi è la Fiorentina: una squadra da mezza classifica e poco di più. Da salvezza tranquilla, si sarebbe detto un tempo.
Che deve, prima di tutto, concentrarsi su chi la segue. Portando a termine una seconda parte di annata fatta di lacrime e sudore (Delio dixit). Poc'altro da aggiungere, al cospetto di una squadra, il Napoli, che ieri sera ha dimostrato quale sia il valore dei suoi singoli, e perchè tra qualche giorno si giocherà un ottavo di Champions contro il Chelsea. Per i viola, in tal senso, quello di ieri sera ha il sapore di un amarcord particolarmente doloroso.
Vedere il Napoli infilzare Boruc tre volte, in pratica, ha fatto ripensare a quelli che erano i viola quando la Champions era realtà fiorentina, e non napoletana. Quando Montolivo e Vargas giocavano ben altro tipo di calcio, tanto per intedersi. Quando il gruppo era unito, compatto, e soprattutto disposto al sacrificio. Quel sacrificio c he, ieri sera soprattutto nel secondo tempo, sembrava essere rimasto nello spogliatoio, con conseguente, ennesima, delusione di tutti i tifosi.
Perchè poi, al solito, questo chiede la tifoseria: una squadra che lotti fino alla fine, salvo ritrovarsi a osservare undici giocatori persi in un preoccupante disorientamento. In mattinata rimbalza una battuta di ADV sulla rifondazione di questo gruppo ormai inevitabile. Effettivamente, il patron viola, non sbaglia a pensare di dover ricostruire tutto. Di sicuro, ancora una volta di più, ieri sera contro il Napoli, è apparso evidente come quel ciclo europeo culminato a Monaco due anni esatti fa, sia ben oltre il suo termine naturale.