AMRABAT E UN IMPATTO SULLA PARTITA ANCORA DA RIVEDERE
Uno degli spunti che stanno facendo discutere in casa viola alla luce del ko contro l’Empoli è sicuramente l’impatto che, nel derby di ieri, hanno avuto i giocatori subentrati dalla panchina. In particolare l’elemento che più di altri è parso determinante nella rimonta azzurra è stato il cambio tra Torreira ed Amrabat, una staffetta in passato già sperimentata da Italiano ma che, anche in altre occasioni, non aveva portato a risposte troppo convincenti. Una premessa, tuttavia, sull’argomento è doverosa: il marocchino fin da inizio stagione è sempre stata la terza scelta dell’allenatore nella mattonella di play ed è naturale che, con l’assenza di Pulgar e la volontà di gestire fisicamente Torreira (alla luce dei tre impegni in una settimana e i crampi che ieri aveva l’ex Arsenal), il suo inserimento sia divenuto quasi una costante. Non si tratta, dunque, una scelta autolesionista ma di necessità.
La frittata di Torino
Quello che semmai deve far riflettere è l’impatto che l’ex Verona, più e più volte, ha avuto nell’economia della partita. Se infatti i modesti 56’ giocati a Venezia (nell’unica gara disputata fin qui da titolare dal marocchino) potevano sembrare un episodio, alla luce di una prestazione sottotono complessiva di tutta la squadra, le recenti trasferte contro Juventus ed Empoli hanno confermato una serie di sensazioni non troppo positive sul suo conto: a Torino infatti, nei 26’ in campo, Amrabat non soltanto non ha saputo incidere nella partita per blindare il pareggio (poi sfumato al 91’) ma, con un grossolano errore, ha propiziato il cartellino rosso all’indirizzo di Milenkovic che ha complicato ogni piano della Fiorentina, costretta a difendersi in 10 per gli ultimi minuti di gara, prima della beffa a tempo scaduto.
Lo shock di Empoli
Ieri al Castellani, se possibile, le cose sono andate pure peggio: in 10’ in campo (recupero compreso), Amrabat ha toccato appena tre palloni senza mai far avvertire la sua presenza e anche in fase di ripiegamento - dove dovrebbero emergere le sue doti di interditore, scopo per il quale Italiano lo aveva inserito - il suo contributo è stato pressoché nullo. Al punto tale che dopo soli 2’ dal suo ingresso è prima arrivato l’1-1 di Bandinelli e circa 120” dopo anche il gol del vantaggio di Pinamonti. Un ko frutto soltanto degli errori del marocchino? Naturalmente no, non saremmo né obiettivi né onesti se dicessimo questo. Ma è chiaro che negli equilibri della squadra il compassato ingresso sul terreno di gioco del centrocampista non deve essere stato un toccasana in una fase di partita che si stava già da prima facendo complicata. E questo per l’ennesima volta.