ANCORA NON COSI' GRANDI
Scoppola terapeutica. Il termine poi non così tecnico chiarisce però tout court il rovescio positivo della medaglia di San Siro. Lezione numero uno: guai a montarsi la testa per imprese, piccole o mastodontiche che siano. Lezione numero due: l'Inter è di un altro pianeta ed una qualificazione in Champions non ancora raggiunta non fa primavera. Rimbaud scriveva che per essere poeti "le sofferenze sono enormi, ma bisogna essere forti, essere nato poeta, e io mi sono riconosciuto poeta". La Fiorentina post Lione si è risvegliata guardandosi allo specchio. Si è riconosciuta finalmente, per la prima volta, grande, dopo anni di tormenti, ma la terza lezione è che la strada è ancora impervia prima di giungere in vetta. Inutile versare lacrime amare su moviole per alcuni dubbie, per altri cristalline. Il gol annullato a Samuel per molti può essere una decisione opinabile, un fallo fischiabile e non, il rigore di Comotto è stato ammesso vox calciatori, l'atterramento di Gilardino un contatto in area. "Uno dei tanti" direbbero i Ghibellini, "uno di quelli da rigore" i Guelfi.
Moviole a parte, c'è la consapevolezza che se la strada europea si apre su una terrazza su Madrid, il Mortirolo italiano vede il gruppetto delle solite note in fuga e sette arrembanti inseguitrici a ruota. Sotto al Parma di tre lunghezze, sotto al Cagliari di una ed al pari del Bari, era una cambiale che neanche gli scommettitori d'essai si sarebbero sentiti in grado di firmare. Di buono c'è che l'ossigeno nei polmoni viola avrà linfa nuova, finito il tour de force europeo, esperienza, convinzione nei propri mezzi e forza per le pedalate necessarie per scrollarsi di dosso i giovani conquistatori d'Europa, troppo acerbi però per tenere botta a lungo.
Della partita in sè, della trasferta di Milano, pare superfluo parlarne, se il tutto si riduce, ed è così, al termine 'inferiorità'. Negli uomini, perché no, nei numeri, soprattutto. Gli infortuni hanno costretto fuori uomini chiave quali Mutu, Jovetic e Gamberini, la sventura ha fatto salutare il campo da gioco dopo poche pallonate a Marchionni e messo ko anche capitan Dainelli. Puntare il dito sul riassestato e riaggiustato Comotto centrale, è un atto ingiusto. Scuotere il capo dinanzi ad un errore di foga, leggi rigore su Milito, magari sì. Però anche questa è inesperienza, anche questa è una delle sofferenze nella lunga strada che conduce all'Olimpo del calcio. Servirà pazienza. Un pregio nel quale talvolta se non spesso, Firenze pecca. Servirà, però. Poeti si nasce, ma scoppole terapeutiche come questa insegnano che alla Fiorentina serve ancora tempo prima di esser pronta a disfide alla pari con le grandi penne d'Europa.