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ANDREA, Il presidente timido che diventò tifoso

di Matteo Magrini
E alla fine Andrea se ne andò. Era nell'aria. Lo avevamo capito quando la Fiorentina aveva annunciato un c.d.a straordinario che aveva, all'ordine del giorno, la "riorganizzazione delle cariche societarie". Così, dopo voci, indiscrezioni e ipotesi, la notizia diventa ufficiale: Andrea Della Valle non è più il presidente della società viola.
 
 
Lo diciamo in tutta sincerità, ci dispiace. Per un momento, forse, è giusto mettere da parte polemiche e malumori. Capire il perchè di questa scelta è difficile, e solo Andrea ce lo può spiegare. Lo farà, forse attraverso una lettera aperta. Un'avventura cominciata cinque anni fa, e che è diventata passo dopo passo più emozionante. Personaggio timido, aveva imparato a lasciarsi andare proprio all'"Artemio Franchi". In trbuna tifava, soffriva ed esultava per un goal della Fiorentina come un vero ultras. Ed era sincero nelle sue manifestazioni. Non era così nei primi mesi di presidenza, lo è diventato nel tempo. Un presidente tifoso, come piace ai fiorentini.
 
 
 
Era partito dalla C2, ed insieme ai "suoi" ragazzi, come li ha sempre chiamati, ha via via scalato il calcio italiano, fino al sogno Champions League. I calciatori cambiavano, ma il suo affetto per il gruppo restava intatto. La Fiorentina è sempre stata coccolata, difesa, dal suo numero uno. Anche nei momenti più bui, Della Valle c'era. Pensiamo a "calciopoli", alla penalizzazione. Errori gravi, ma davanti ai quali non si è mai tirato indietro, anzi. Cosa è cambiato? Probabilmente è impossibile capirlo. Che sia diventato talmente fiorentino da non sopportare qualche critica? Che abbia imparato a vivere ogni situazione con tanta, forse troppa passionalità, arrivando a reagire di "pancia"? Che ci sia dietro qualcos'altro? Non resta che aspettare. Che sia lui a dircelo.
 
 
Firenze si interroga. Vorrebbe solo poter vedere il presidente, ma si, chiamiamolo ancora così, per potergli dimostrare tutto l'affetto ed il bene che prova per lui. E' tanto l'amore che questa città sente per Andrea, e per questa proprietà, e non capirlo sarebbe errore imperdonabile. Che dire? Non vorremo ringraziarlo, come si fa negli addii. Ed allora facciamo così. Un bel "grazie" ad Andrea, per tutto quello che è stato fino ad oggi, con la speranza che non sia un saluto definitivo, ma un bell'invito per il futuro.