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"AUGURI A...", Il cucciolo Carlos Dunga

di Stefano Borgi

Il suo nome figura in tutte le formazioni ideali della Fiorentina. Il ruolo di mediano è suo di diritto: più di Oriali, più di Chiappella. Di lui si ricorda il calcio d'esterno destro, vero e proprio marchio di fabbrica, e la "castagna" da fuori area. Di lui abbiamo negli occhi la circonferenza delle gambe, praticamente insuperabili nei tackle e nei contrasti. Di lui si ricordano gli "schiaffi" ammansiti a Carobbi e Battistini, altro copyright del brasiliano. Di lui, infine, si ricorda il nomignolo "Cucciolo" (uno dei sette nani) ed il nome per esteso: Carlos Caetano Bledorn Verri. In arte... Dunga (appunto, cucciolo in portoghese). Precisiamo, il soprannome Cucciolo era dovuto alla statura, non certo al carattere: Dunga era un duro, un lottatore, uno che non mollava mai. Dunga era il classico capitano, il condottiero senza macchia e senza paura. Dunga in Italia aveva pochi amici, uno di questi era Roberto Baggio. I due formavano una coppia fenomenale, classe e personalità al servizio della Fiorentina. Oggi Carlos Dunga compie 49 anni (nasce a Ijui, nello stato del Rio Grande do Sul, il 31 ottobre del 1963) ed a lui vanno di cuore gli auguri della redazione di Firenzeviola.it.

Su Carlos Dunga si è detto e scritto molto: al tempo era considerato un top-player, anche se le grandi squadre non hanno mai fatto la fila per averlo. Colpa forse del carattere schivo ed introverso, dell'estetica poco consona a compagini "fighette" come la Juve ed il Milan dell'epoca. Colpa di Vittorio Cecchi Gori, che quando prendeva la "fittonata" per un giocatore aveva pochi rivali. Con la Fiorentina non finì bene: storie di contratti, di ripicche personali. Fatto sta che nel novembre '92 Dunga se ne va quasi da reprobo al Pescara, poi allo Stoccarda, quindi ai giapponesi del Jubilo Iwata. Nel frattempo vince un mondiale da capitano col Brasile (a Usa '94, in finale contro l'Italia ai rigori, Dunga segna il quarto penalty...) disputa un'altra finale (sempre da capitano) nel '98, perduta con la Francia padrona di casa. Insomma, lontano da Firenze Carlos Dunga scrive la storia del calcio mondiale. In Italia arriva nell'estate del 1987. La Fiorentina lo aveva preso ai tempi dell'affare Socrates (1984), lo aveva parcheggiato prima al Santos, poi al Vasco da Gama, quindi al Pisa del presidentissimo Romeo Anconetani. Nell'88 approda in riva all'Arno, nella Fiorentina di Eriksson... e non solo: è la Fiorentina spettacolo della "B2" Baggio-Borgonovo, e Dunga la condurrà ad un miracoloso 6° posto che vorrà dire coppa Uefa. L'anno dopo il capolavoro europeo, terminato ingloriosamente tra le fauci di Soriano Aladren. Dunga, in totale, metterà insieme 128 gettoni viola con 8 reti. Nel "palmares" del campione brasiliano c'è posto per tutti: un mondiale, una confederations Cup, due coppa America, un argento olimpico... da giocatore. Una confederations Cup, un bronzo olimpico, una coppa America... da allenatore. Unico neo (si fa per dire) il gusto nell'abbigliamento, fatto di maglioni a girocollo, giacche con colori improbabili e cappotti ingombranti. Tutto questo, nonostante la figlia sia apprezzata (!) stilista. Che ci volete fare, "nessuna" è profeta in patria. Per il resto, Carlos Dunga è nel cuore di tutti i tifosi viola...e anche nel nostro. Auguri.


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