"AUGURI A..." Ramon Diaz, il 'puntero' triste...
Lo chiamavano il "puntero triste". Fosse nato a Genova gli avrebbero cantato... "con quella faccia un pò così, quell'espressione un pò così...", e invece Ramon Diaz nasce a La Rioja (nel nord dell'Argentina) il 29 agosto del 1959. Lo fregava quell'aria dimessa, lo sguardo malinconico, lo fregava (sopratutto a Firenze, dove c'è chi vive per queste cose...) il paragone con un altro "puntero": Daniel Bertoni. Daniel era l'esatto contrario, per carattere, facilità nel rapportarsi con gli altri, capacità di ridere e sorridere in ogni circostanza, insomma...due stili di vita opposti e lontani. Li divideva anche l'amicizia con Maradona. Daniel era grande amico del "pibe", con il quale aveva disputato i mondiali del 1982. Ramon invece non "si prendeva", nonostante con Diego avesse vinto nel 1979 il mondiale under 20. Era una nazionale fenomenale quella, con Maradona, Diaz, Barbas, Calderon, Menotti allenatore... tutti campioni del futuro. Ciò che, invece, li accomunava era l'abilità pedatoria, la nazionalità, la facilità di calcio, uno di destro l'altro di sinistro.
Ramon Diaz arrivò a Firenze nell'estate del 1986 dopo un anno di Napoli (1982-83) e tre di Avellino (dall'83 all'86). Il suo esordio in maglia viola fu proprio al Partenio, il 14 settembre 1986, e fu subito una sconfitta nonostante il gol dell'1-1 provvisorio realizzato al 53'. Era la Fiorentina di Eugenio Bersellini nella quale Diaz si trovò maledettamente solo (quell'anno se ne erano andati Galli, Massaro, Passarella, e già a settembre si era "rotto" Roberto Baggio), confortato a malapena dall'affermazione di un giovane Alberto Di Chiara e dal ritorno dell'ultimo Antognoni. Ramon rimase due anni a Firenze mettendo insieme 53 presenze e 17 reti. Alcune di queste mirabolanti, come quella alla Juventus del 12 ottobre 1986, con un sinistro di prima intenzione al "sette". Oppure il primo gol di un 3-1 al Napoli futuro campione d'Italia del 4 gennaio 1987. O ancora, la perfetta girata di sinistro del 15 marzo 1987 che accorciò le distanze a Verona (il 2-2 definitivo lo fece Antognoni all'80') per un pareggio che allontanò lo spettro della serie B. Infine lo storico gol di San Siro al Milan nel 2-0 del 20 settembre 1987, prima che Baggio sventrasse la difesa milanista (era il grande Milan di Sacchi) e si genuflettesse ai piedi della curva viola. Ma il meglio Ramon Diaz (memorabile il coro che gli dedicò la Fiesole... "Vai Ramon, vai Ramon, tira la bomba, tira la bomba...) lo doveva ancora esprimere, e lo fece nella stagione '88-'89 alla corte di Giovanni Trapattoni. Con l'Inter dei record Ramon realizzò 12 gol, ma fece altrettanti assist per Aldo Serena che realizzò così 22 reti aggiudicandosi la classifica cannonieri. I nerazzurri totalizzarono 58 punti con una media-record di 1,70 punti a partita, e Diaz fu uno dei protagonisti di quella cavalcata trionfale. Ma anche in quel caso Ramon non seppe creare la giusta empatia con l'ambiente interista, altrimenti non si spiega il suo sacrificio per il tedesco Klinsmann, tatticamente meno funzionale al progetto interista (era una punta centrale, come Serena), attrazione certamente maggiore per abbonamenti e merchandising. Ma tant'è... Ramon (sempre con la sua aria malinconica che non lo abbandonava mai) emigrò in Francia, al Monaco, quindi il ritorno in patria al River Plate del quale diventò in seguito anche allenatore. Nel suo palmares da calciatore quattro campionati argentini, uno scudetto con l'Inter ed una coppa di Francia col Monaco. Una libertadores, una supercoppa e 5 campionati argentini da allenatore col River Plate. Insomma, un vincente...nonostante quella faccia un pò così.