"AUGURI A..." Sven Goran Eriksson, il rettore di Torsby
Lui, la Juventus, l'ha già battuta. E per giunta due volte. Successe il 15 maggio 1988, si giocava al vecchio "Comunale" di Torino, e fu un 2-1 firmato Baggio-Di Chiara. Passeranno 20 anni prima che la Fiorentina trionfi di nuovo in terra bianconera. Successe sopratutto il 15 gennaio 1989, stavolta a Firenze. In campo c'era la B2, e la vittoria arrivò dolcissima, improvvisa... al 90'. Merito di Stefano Borgonovo e del suo opportunismo, di Baggio e Dunga, i due fuoriclasse (oggi si chiamerebbero top-player) di quella Fiorentina. Merito di una mentalità offensiva, spesso vincente, che un signore svedese di nascita, apolide di estrazione, aveva conferito alla squadra viola. Si chiamava Sven Goran Eriksson, “Svengo” per gli amici, per tutti... “Il rettore di Torsby”. Oggi Sven compie 65 anni, e a lui vanno gli auguri della redazione di Firenzeviola.it.
Perchè il rettore di Torsby? Un po' per la sua città natale (Eriksson nacque nella piccola cittadina svedese il 5 gennaio 1948) un po' per quell'aria dottorale. Anzi di più... da vero e proprio cattedratico, ben rappresentato dalla sua figura: elegante, sobria, persino un po' distaccata. Diciamo... ironica e carismatica allo stesso tempo. Di lui si diceva fosse un grande “tombeur de femmes”, certamente era un esteta del calcio, propugnatore di un calcio moderno fatto di corsa, zona, pressing e fuorigioco. L'ultimo grande investimento dei Pontello. Il tutto senza dimenticare il risultato. Del resto basta dare un'occhiata al suo palmares: uno scudetto, una coppa Uefa, una supercoppa europea, due italiane, due coppe Italia con la Lazio. Altre due coppe nazionali con Roma e Sampdoria, 3 titoli portoghesi, una supercoppa ed una coppa nazionale col Benfica (più una finale di Coppa Campioni, perduta col Milan di Sacchi nel 1990). In più due scudetti di Svezia, una coppa Uefa ed coppa svedese col Goteborg, il suo primo amore, la squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio. La carriera poi... Calciatore mediocre (ha militato appena nella seconda divisione svedese), il 1° gennaio 1976 inizia la carriera di allenatore nel Degerfors. Due anni dopo la grande occasione al Goteborg, e da lì comincia l'ascesa:Benfica, Roma (clamoroso lo scudetto perduto nel 1986, dopo una sconfitta casalinga con il Lecce già retrocesso) Fiorentina, ancora Benfica, Sampdoria e Lazio. Per concludere (e per gradire) Inghilterra, Manchester City, Messico, Costa d'Avorio, Al-Hilal, Leicester City. Attualmente è direttore tecnico dell'Al Nasr negli Emirati Arabi.
A Firenze “Svengo” ha allenato due stagioni: 1987-88, 1988-89. Il suo pigmalione fu il compianto Pier Cesare Baretti, deceduto pochi mesi dopo in un incidente aereo. La prima fu di assestamento e di ricostruzione, ne fece le spese tra gli altri Giancarlo Antognoni che non si riconosceva nel calcio fisico del tecnico svedese. La seconda stagione ebbe dei picchi altissimi, con un finale stanco che terminò comunque in gloria. Con lui sono sbocciati talenti come Roberto Baggio e Stefano Borgonovo, si sono consacrati campioni come Ramon Diaz e Carlos Dunga, ha trasformato Battistini da centrocampista in battitore libero, a lui si devono partite indimenticabili della grande storia viola. Detto di quei Fiorentina-Juventus, come sottacere il Fiorentina-Inter 4-3 della stessa stagione, ancora decisa da Borgo-gol, rapace sull'errore di Bergomi al 90'. Eriksson se ne andò tra mille rimpianti, si disse per la nostalgia di Lisbona e del suo Benfica, con un ultimo regalo a Firenze: la qualificazione in coppa Uefa grazie allo spareggio del 30 giugno 1989 contro la Roma. La firma fu di Roberto Pruzzo, vecchio cuore giallorosso. Sven Goran Eriksson fa parte del “gotha” degli allenatori che sono passati da Firenze, per questo lo ricordiamo volentieri... non senza qualche brivido a pelle.