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BABACAR, Piccoli Balotelli crescono

di Marco Conterio

Fu un esultanza latitante ad aprire la questione. Correva il marzo 2010 ed un antipasto di futuro illuminò i cieli di Firenze. Lancio lungo, palla rubata a Bocchetti, Babacar si porta il pallone sul destro ed infila Amelia. Resta fermo, quasi senza sorridere, senza alzare le braccia al cielo. "Sono timido, ed ero troppo emozionato" disse il giovane senegalese. Giovane al punto che a molti venne la pazza idea. E' il nuovo Balotelli. Ma sì. In fondo cammina come lui, l'ipod nelle orecchie è compagno di vita, di concentrazione e di relax, l'età ed il talento cristallini e da primavera del pallone.

Scosse il capo, alla domanda.
Lo disse stringendo i denti, a bassa voce, come sempre. "Io sono Babacar, lui è Balotelli". Come dire: altolà coi paragoni, non datemi di testa calda. "Sono un tipo molto tranquillo" sottolineò. Un ritardo in allenamento, però, fece sorgere nuovamente il dubbio. Quella fu la motivazione ufficiale, alla quale seguirono pure spiegazioni e giustificazioni del caso e non di facciata.

Il paragone regge per mesi sull'asse talento-età-futuro.
L'uno si diletta tra discoteche, settimane dedicate a trasferimenti multimilionari che ancora non arrivano, belle donne e bella vita. L'altro torna nel suo Senegal, chiama tutti i giorni il maestro-mentore Rondanini, sorride e si imbarazza quando i tifosi al Franchi gli dedicano cori ed applausi.

Il cielo torna terso, i dubbi tornano tutti insieme, poi. Quando Sinisa Mihajlovic, uno che le cose non le manda a dire ma le urla e ribadisce a gran voce, riaccende la miccia. "Babacar mi ricorda Balotelli. Di piedi, di fisico e purtroppo anche di testa". Firenze storce il naso, e non poteva essere altrimenti. Il cucciolo d'ebano cambia tutto d'un fiato faccia alla medaglia e si trasforma. Baba-telli. Chiamatelo così. In attesa che il sergente Mihajlovic ne plasmi mentalità e comportamenti.