BAGNO DI UMILTÀ
E con questa fanno due. Dal conteggio delle gare sballate, teniamo fuori quella di Torino contro la Juventus, e condoniamo quella più datata di Roma. L'errore di presunzione ci sembra essere comunque simile, seppure il contesto e l'avversaria (la Juve) troppo diversa da Catania e Bologna. Lla sconfitta di ieri sera a Bologna, però, ricorda maledettamente quella rimediata in Sicilia. E dopo quei tre punti, anche quelli perduti al Dall'Ara rischiano di pesare parecchio sul futuro cammino in campionato, al netto dell'imponderabile k.o. interno con il Pescara.
La Fiorentina che nel primo tempo non chiude il conto, intanto, è più o meno il solito ritornello di tutta la stagione. Che a questo attacco manchi qualcosa infondo lo si sa e lo si scrive da tempo, ma quel che preoccupa è più il calo psico-fisico mostrato nella ripresa che non il mancato cinismo sotto porta. Un calo nel quale, lo diciamo subito, non si è avvertito soprattutto l'intervento di Montella. Troppo tardivi i cambi, e nemmeno troppo comprensibili. Togliere Ljajic per inserire Sissoko quando il serbo era il più pericoloso, e Jovetic al contrario fuori dal gioco, suonava già come oscuro preambolo all'amaro finale.
E al di là della disperata rincorsa nel finale con gli inserimenti di Toni e Larrondo (e una palla gol, uno dei due, in pochi minuti l'aveva avuta) è il mancato messaggio lanciato alla squadra in balìa del Bologna che oggi macchia la pagella del tecnico gigliato. La Fiorentina che si specchia in sè stessa si ritrova beffata da un Bologna piccolo piccolo che poco ha fatto se non affidarsi al solo Diamanti vista anche la leggerezza di Gilardino. Una sconfitta che brucia, che rovina classifica e ambizioni, e sulla quale urge riflettere.
Perchè a tratti la Fiorentina si è nascosta dietro al palleggio senza arrivare mai al tiro. Un altro peccato di presunzione, sul quale intervenire con un ampio bagno di umiltà. Che riguardi tutti, squadra e allenatore. Senza farsi prendere dal panico, visto che tutto è ancora in ballo e viste le qualità del gruppo e del suo tecnico a lungo messe in mostra, ma con la giusta lucidità critica. Chiunque può sbagliare, e nel calcio vince chi sbaglia meno, ma di nuovo è suonato un campanello d'allarme. Per il futuro, certo, ma anche per il presente. In ogni percorso di crescita si sbaglia, ma dai propri errori è giusto imparare, e non perseverare come accaduto davanti all'area di rigore di Bologna fra tocchi e tocchetti, o come già osservato in trasferte quali quelle di Catania e Torino.