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BASTA PRESSIONI

di Luciana Magistrato

Niente pressioni, grazie. Neanche e soprattutto in nome di Davide Astori, grande professionista e grande cuore che con il suo sacrificio ha ottenuto quello che ha sempre chiesto in vita, ossia una grande unità di sentimenti e intenti intorno alla Fiorentina. In questi giorni infatti più teste pensanti e con idee e prese di posizione opposte si sono riunite in nome del capitano viola, tanto che nello stesso stadio i Della Valle e 35mila tifosi dopo anni erano finalmente uniti dallo stesso sentimento. E tanto che Milan Badelj ha indossato e onorato la stessa fascia del compagno nonostante non sia sicura la sua permanenza alla Fiorentina. E qui ci dobbiamo fermare. Senza chiedere e pretendere, come è stato fatto in questi difficili giorni, che ora firmi in nome di Astori, di quella fascia e di quel sentimento che ora unisce squadra-società e tifosi.

Milan Badelj è in scadenza ed è difficile capire se il giocatore dopo questa questa tragedia abbia scelto di restare, anche se negli ultimi tempi non aveva chiuso definitivamente a questa ipotesi. Con la lettera letta al funerale e con le lacrime e la disperazione al 90' di Fiorentina-Benevento ha commosso tutti, ha fatto capire quanto fosse forte il legame e l'esempio di Astori per tutta la squadra e ha dimostrato quanto lui sia uno dei pochi in grado di raccoglierne nell'immediato l'eredità. Un'eredità fatta di umanità, pacatezza, coraggio, forza interiore, capacità di essere una guida ed esperienza. Firenze l'ha visto nell'intimo e lo ha abbracciato insieme a tutta la squadra e il giocatore certo, guardando il fiume di affetto e sentendo quell'abbraccio, ha capito meglio cos'è Firenze e cos'è la Fiorentina ma nessuno può sostituirsi a Milan per scegliere cos'è meglio.

Classe 89, titolare inamovibile della Nazionale croata, Badelj non ha mai nascosto il desiderio di giocare la Champions e questo era uno dei motivi per i quali aveva, a suo tempo, scelto Firenze. Professionista esemplare e giocatore corretto sta a lui decidere se a quest'età vuole chiudere la carriera giocando per quei trofei e quelle vetrine che ogni giocatore rincorre o se l'amore di Firenze può bastargli. La società non gli fa pressioni, la sua correttezza le basta e la città dovrà fare altrettando non spingendo su sentimenti verso un compagno morto per convincerlo. Non è facile né giusto chiedere a chi ha vissuto il dramma di aspettare inutilmente a colazione, nel ritiro dove i giocatori si sentono più al sicuro e protetti, un compagno che non è mai sceso. E' uno shock che per qualcuno potrebbe essere insopportabile da superare e per il quale potrebbe voler lasciare semmai la città e la squadra che tanto gli ricordano quella tragedia. Insomma l'orgoglio di poter avere in squadra uomini - come Badelj -prima che giocatori a maggior ragione non deve far venire meno il rispetto per le loro scelte.