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BERNA, TRA ME E SOUSA GRANDE RAPPORTO. E SU CHIESA...

di Redazione FV
Fonte: Radio Bruno Toscana

Federico Bernardeschi, attaccante e numero 10 della Fiorentina, si è raccontato ed ha parlato a lungo del momento suo e della squadra gigliata:

"Non siamo partiti piano. Penso sia stato più il fatto che in molti siamo rientrati dalle rispettive Nazionali. Quando un giocatore si è impegnato anche l'estate per le Nazionali, è normale che quando rientra non è al 100%, e questo è valso anche per me. Le panchine da un certo punto di vista fanno bene: ti fanno riflettere e capire che devi lavorare ancora meglio. Chiesa? Lo vedremo, è forte. Ha la testa sulle spalle, ed una famiglia dietro. Se continua così si toglierà tante soddisfazioni. Gli auguro di diventare il capitano della Fiorentina. Ma se lo diventa vuol dire che ho già smesso! Portare la 10 e la fascia sarebbe una bella emozione. Rammarico per i punti persi? Quella peggiore è stata con l'Inter: abbiamo dimostrato di essere in grado di dominarli. Se non ci fossero stati quei dieci minuti... Anche se penso che siamo stati sfortunati. Ci sono piccoli dettagli che non si vedono ma cambiano le cose. Perez? Anche lui è bravissimo. Un bravo ragazzo, e si comporta bene con noi. Babacar? Sta facendo il suo lavoro, quello di far gol. Avrà questa continuità che si merita, per giocare una serie di partite fatte bene. Giusto dargli fiducia. Politica? Io dico che sto nel mezzo. E sto bene, non voglio parlare di politica. In campo sì, centro-sinistra, e mi sto divertendo. Partita con il PAOK la migliore? Sì, è piaciuta molto anche a me. Credo anche io sia stata la mia migliore. Ventura? Ha un metodo differente da quello di Conte. Sono due pensieri diversi, ma come approccio credo che non si debbano discutere. Sousa? Credo che il rapporto che abbiamo instaurato, umanamente, andrà al di là di ogni colore. Ci sono state volte in cui non ci siamo trovati d'accordo, ma da professionisti abbiamo sempre lavorato e non è mai mancato rispetto o stima. Borussia? Battibile. Siamo forti, ed andremo a giocarcela. Vivere da solo? Sicuramente questa esperienza mi ha fatto crescere molto, adesso ho una mentalità diversa. Mi sento più sveglio e scaltro, e penso che per un giovane sia fondamentale vivere da solo, per imparare a gestirsi. E quando sei giù ti attorni di persone che ti vogliono bene, e che ci saranno nei momenti in cui servono. Mi sento adulto, ma per il trascorso di vita che ho fatto. Ce ne sono tantissimi altri come me. Siamo diversi da un ragazzo normale di ventidue anni che studia e sta a casa con i genitori, perché i trascorsi sono diversi. Forse a trent'anni saremo tutti uguali. Scommessa? Ho sempre creduto di poter fare gol. L'anno scorso arrivavo meno lucido".