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BIRAGHI, PREMIO AL LAVORO E AL CORAGGIO DELLE PAROLE

di Luciana Magistrato

Impegno e coraggio. Così Cristiano Biraghi, che un anno fa è arrivato alla Fiorentina tra lo scetticismo che raccoglie un giocatore appena retrocesso in B con la sua ex squadra, si è fatto conoscere in questi 365 giorni che lo hanno portato all'attenzione di Mancini che al Franchi ha sempre mandato "emissari" a vedere le gare, e dunque in Nazionale, dove stasera gioca titolare. Titolare o no, comunque, poco importa. Arrivato in sordina, di sicuro anche in azzurro ha messo la freccia rispetto a tanti altri dimostrando tanto impegno (di chi deve sempre dimostrare qualcosa), capacità in campo anche sui calci piazzati, voglia di arrivare e tanto coraggio. Come nelle parole. Con la sua frase sulla fascia da capitano ha alzato un'attenzione mediatica sull'argomento, che nessun altro aveva saputo fare e che ha fatto uscire allo scoperto, concretamente, anche la società.

Diciamola tutta, quella fascia rappresenta il gruppo dei giocatori viola, sono loro a volerla sul braccio del capitano tutte le domeniche e la società li appoggia, ma solo grazie a Biraghi che ha alzato la voce dopo la nota minacciosa di sanzioni del giudice sportivo la stampa italiana ed estera (vedi la Bild) si è resa conto di quanto sia quasi "sciocca" questa regola e il club è intervenuto con il presidente Cognigni a mediare con la Lega. Per carità esistono norme da rispettare sulle divise e con l'introduzione dello sponsor di manica si rischia anche confusione, come anche il confine tra fascia "creativa" e pubblicità (stile parastinchi) è difficile da far rispettare e probabilmente la Lega ha pensato la regola per quello, ma la regola è comunque un paletto che poteva essere evitato. Ha fatto bene dunque Biraghi a sollevare il problema, con coraggio e decisione, caratteristiche che, insieme alle sue capacità, ne fanno un giocatore ora sugli scudi.