BLACK OUT
E chi se l'aspettava un passo falso di questo tipo. Una Fiorentina mai così brutta, la più brutta. Mai così fuori dal gioco e inerme di fronte a un onesto Cagliari. Che per inciso vince legittimamente ma senza dover fare i salti mortali. E se l'errore di Roncaglia è tanto evidente quanto l'intera prestazione da incubo del difensore argentino, sono tanti altri gli ammutinamenti ingiustificati in Sardegna. Incluse le scelte del tecnico forse mai come oggi destinate a far discutere.
Lanciare subito Anderson, ad esempio, pur con qualche ulteriore buon segnale lanciato dal brasiliano, è forse la decisione meno colpevole (e chi è rimasto deluso dell'ex Manchester valuti i tempi con i quali il centrocampista si è comunque ritagliato la stima del tecnico), soprattutto se messa in parallelo con la scelta di affidarsi a un Ilicic che non ce la fa proprio a uscire dalle sue contraddizioni tattiche, o con quella di togliere un Mati Fernandez che, pur non facendo sfaceli, era forse l'unico a tentare di dare un po' di verve alla Fiorentina.
Nel mezzo, poi, ci sono anche il grigiore di Aquilani e Pizarro, le amnesie di Savic, e le polveri bagnate di un Matri uscito a pezzi dal ritorno a Cagliari. Sia per il trattamento dei suoi ex tifosi, che per quello di Astori e Rossettini. Un black out difficile da spiegare, inedito fino a oggi nella gestione Montella, con la conseguente opportunità per il Napoli di poter allungare sui viola e tenersi ancor più stretto il terzo posto. Martedì a Udine, in Coppa Italia, l'occasione di riscatto dopo le necessarie riflessioni sulla caterva di errori commessi contro il Cagliari, a cominciare da un atteggiamento inspiegabile.