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BORN TO RUN

di Marco Sarti

Romulo Orestes Caldeira è uno che corre. Soprattutto quello. Sulla fascia, da interno di centrocampo, da terzino, una vita di corsa. Come quella che lo portò nell'ultimo mercato estivo targato Corvino a Firenze. Arrivò da illustre sconosciuto, qualcuno ci ironizzava pure su questo brasiliano timido, silenzioso, atipico, sempre con la solita macchina nonostante lo stipendio da calciatore. Dopo un annetto buono di ridacchiare hanno smesso in tanti. Eppure simpatia la fa ancora, con quel modo di giocare un po' naif, tarantolato, certe volte poco logico. Con quella corsa da mezzondista, busto eretto e sguardo dritto al contrario di tanti calciatori dal baricentro basso e sempre piegati a protezione della palla.

Arrivò da terzino ma in difesa non c'ha giocato mai. In Italia il terzino è molto più difensore che centrocampista dunque niente: il ruolo non faceva per lui. E' stato provato da ala e da esterno ma anche lì poca vela: meglio Cerci ancorché scostante e certe volte poco motivato. Montella alla fine lo ha scoperto interno destro di centrocampo e ha stupido tutti tanto da passare in venti giorni da sicuro partente a primo rinforzo del centrocampo. Qualche dribbling, qualche gol ma soprattutto tanta tanta corsa. E dire che di richieste, questa estate, ne aveva anche avute. E ad una corsetta lontano da Firenze forse ci aveva pure pensato. Così non è andata: ora si giocherà un posto nella parte destra del centrocampo assieme ad Aquilani, Cuadrado e Cassani. Sempre senza fare polemiche però. Anzi, sorridendo e... correndo. Cosa che sa fare meglio in assoluto.