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BORUC, I segreti del neo portiere viola

di Redazione FV
Fonte: La Nazione

«Mi sembra strano che Artur venga a Firenze a fare il secondo. Ha una personalità forte, non credo avrebbe accettato in quel caso». A dirlo è Massimo Donati, al sito Firenzeviola.it, ora al Bari ma suo ex compagno al Celtic Glasgow. «A mio avviso Boruc è secondo solo a Buffon, non esiste un portiere migliore al mondo. Magari — aggiunge il centrocampista — incappa in un paio di papere all’anno, ma gli ho visto prendere tiri impossibili, praticamente inimmaginabili da parare». E Paolo Di Canio, ex giocatore della Lazio e con lunghe esperienze in Inghilterra, è invece di parere opposto, come confessa ai microfoni di Radio Blu. «Ha avuto due anni difficili, al di sotto dei suoi standard. Ha una carriera importante, è un portiere di grande esperienza, come secondo di Frey potrebbe rendersi utile».
Scrivono, anzi, scrivevano i tifosi dell’oramai sua ex squadra: «King Artur non si tocca». Perché grinta e cuore incarnano lo spirito biancoverde. Testa bassa, braccia larghe e guai a chi osa passare. Poi, lui che è polacco di nascita e anche estremo difensore della nazionale dell’Est, in passato ha dimostrato di aver ben assimilato e compreso un’arte tipica scozzese: il brindisi. Scherzi a parte, siccome le virtù di Boruc sono più dei vizi, la piccola macchia nella sua carriera è una sospensione da parte del ct Leo Beenhakker per «violazione dei regolamenti e condotta irresponsabile». Per colpa di un festino durante il quale ha alzato un po’ troppo il gomito, per dirla in soldoni. Poi anche una presa di posizione forte, in un derby contro i Rangers. Perché, si sa, in Scozia l’Old Firm, il derby, ha da sempre anche forti connotazioni religiose: il Celtic è cattolico, i Gers sono di fede protestante. Dopo il 3-2 per i suoi, Boruc, stanco dei cori contro Karol Wojtyla, esibì una maglietta con una foto di Giovanni Paolo II con la scritta «Dio benedica il Papa». Come a dire: il carattere di sicuro non gli difetta.
Trent'anni compiuti il 20 febbraio, passa in Scozia a venticinque, dopo esser cresciuto calcisticamente con la maglia del Legia Varsavia. Che ricorda spesso, con la «L» fatta con pollice e indice dei guantoni, durante le gare. Con il Celtic conquista 3 campionati, 1 coppa e 2 coppe di Lega, oltre a numerose presenze in Europa. Curiosità: con un tiro dagli undici metri nella gara finita 11-10 ai rigori contro il Dundee United, si è laureato primo e unico estremo difensore del club a siglare un gol.
Memorabili alcune sue parate: sul web una compilation mostra salvataggi epici su attaccanti come Cristiano Ronaldo, Inzaghi, Lampard e compagnia ‘quasi’ segnante. Scusate se è poco. Poi, a metà giugno, iniziano a circolare le voci di mercato: «Boruc piace alla Fiorentina». Chiacchiere, all’inizio, che diventano conferme, contatti tra le società, con il giocatore in scadenza tra un anno con i biancoverdi. In Polonia, terra natia, media e tifosi si scatenano, col passare dei giorni i flebili sussurri di mercato diventano vuvuzelas assordanti. E siamo a sabato scorso, al Corvino show allo stadio ‘Franchi’: il direttore sportivo viola glissa sul numero uno del Celtic. Non conferma e non smentisce, riguardo a un ‘Mister C’ dato più che probabile acquisto sulle frequenze di radiomercato.
Dulcis in fundo, notizia del primo pomeriggio di ieri, il portiere non parte per gli Stati Uniti d’America con il Celtic per una mini-tournèe. Troppi indizi, una prova sola. Boruc è della Fiorentina.