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BRIGHI E DONADEL, Working Class Heroes

di Marco Conterio

UNA VITA DA MEDIANO - Sono quelli che "lavorando come Oriali". Quelli con la polvere sulle mani, maglie che trasudano sangue, fatica e orgoglio. Il ghigno mai domo di chi picchetta l'ingresso della fabbrica in attesa del padrone fantasista, che fanno il pieno al serbatoio facendo la spola tra una Curva e l'altra e che rispondono sempre pronti, sull'attenti, alla chiamata del proprio "generale".

DICA 33 - Sono i "Working Class Heroes" del pallone, categoria un tempo consacrata, ieri dimenticata, oggi ritrovata. Generazione di precari, non certo di fenomeni, in estasi per un contrasto, in visibilio per una scivolata andata a segno e poco a suo agio quando si tratta di saltare l'avversario nell'uno contro uno. La Roma ha trovato il suo, Matteo Brighi. Figlio di una scuola di onesti lavoratori del centrocampo, pacco postale bianconero prima e giallorosso poi, con il suo trentatrè sulle spalle entrò trotterellando nella Capitale nel 2007 per piantarvi la tenda sino al 2012. E quando sembrava crisi, quando anche il più esperto degli ingegneri tolse il dito di bocca allargando le braccia, ci pensò lui a dare le prime martellate al muro che divideva la Rometta degli ultimi tempi dalla Roma degli anni passati.

IL LEONE DI CONEGLIANO - Firenze ha il suo "uomo non-copertina". Marco Donadel, leone di Conegliano. Uno che ha sempre donato anima e caviglie alla causa Fiorentina. Pur non essendo fiorentino, pur non essendo tifoso viola. Essendo semplicemente un professionista serio, taciturno quando serve, loquace quando ce n'è bisogno, grintoso anche quando il piede dovrebbe restare dinanzi all'altro e non sopra quello dell'avversario. Peccati di una vita da mediano.

FUTURO E DUBBI - Ora a Firenze si discute del suo futuro. In riva all'Arno è arrivato un altro leone, ma di quelli che fanno più notizia: Felipe Melo. E Donadel è finito a più riprese in panchina. Senza mai lamentarsi, senza mai protestare. "Vuole restare, vuole convincere Prandelli ed ora si sta impegnando ancora di più". Davide Lippi parla per lui. "Chiaro che non sia felice della situazione, ma è un ragazzo molto serio". Un professionista. Uno gambe, polmoni e cervello.

L'ESPERIENZA CONTA - "Con le cessioni di Ujfalusi e Liverani abbiamo perso un po' di esperienza nello spogliatoio, erano giocatori che facevano tanto gruppo". A dirlo è uno che è eroe in tutti i sensi, Martin Jorgensen. Ed a ragione. I giocatori che danno stabilità, che fanno gruppo, che portano l'acqua anche per gli altri, che mettono la gamba e non solo anche per coloro che preferiscono preservarla in attesa di tempi (o forse piazze?) migliori, servono come il pane. Sarebbe un errore perderlo Marco Donadel. Perché con giocatori così "a volte vinci, casomai, i Mondiali...".