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C.ITALIA, Serviva vincere...

di Tommaso Loreto

Alla fine, quel pizzico di sofferenza in più che sembra insito nel dna gigliato, è costato ai viola mezz'ora di gioco in più. E a giudicare dallo sguardo di Mihajlovic, nel dopo gara in sala stampa, non dev'essere stata una mezz'oretta propriamente piacevole. La nottata di Coppa Italia si porta via, oltre a un "Franchi" vuoto per 7000 intimi, anche la qualificazione della Fiorentina. Sofferta, ma meritata. Con qualche nota lieta, alcune promesse da rivedere e ulteriori perplessità.

Andiamo con gli aspetti positivi. Babacar ha segnato, e non è nemmeno la prima volta. C'ha impiegato un po', a trovare la porta, ma il risultato finale porta la sua firma. Ed è una bella iniezione di fiducia ed entusiasmo per uno dei più giovani, ma anche dei meno visti in campo. Bene anche Papa Waigo, che più gioca e più ti domandi come mai non possa trovare spazio, bene anche i giovani della retroguardia come Gulan o Camporese. Altalenante Ljajic, ma pur sempre pericoloso a ogni passo.

Le perplessità, semmai, riguardano più la coralità, che non i singoli. Anche volendo sorvolare sulle prestazioni di Cerci e Bolatti piuttosto anonime, non passa inosservato come la Fiorentina di oggi stenti a trovare un'identità nel gioco e nella manovra. Se è pur vero che l'ampio turn over ha stravolto la squadra, è altrettanto giusto considerare che ieri sera la Fiorentina aveva di fronte un buon Empoli. E le categorie qualcosa vorranno pur dire.

Ma, di questi tempi, in casa viola anche la seconda vittoria consecutiva diventa importante e propedeutica al cammino futuro. A cominciare da domenica sera, con l'impegno delicato in terra siciliana. Proprio là dove Sinisa si è imposto. La Fiorentina, salvo scossoni, si affida al ritorno di Mutu, e lo stesso tecnico l'ha già fatto ampiamente intendere. Il resto, in questo momento, poco conta. Servono soprattutto i risultati, e ieri la Fiorentina l'ha trovato.