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C. LEAGUE, Ecco perché il Lione va temuto

di Marco Gori

Nessun allarmismo, nessuna critica, solo alcune considerazioni di carattere puramente tecnico; chi scrive conosce bene il Lione, che tra poco più di 48 ore sarà di scena al “Franchi” per quella che per i viola si preannuncia come una delle gare più importanti della stagione; e da settembre sostiene che quella di Puel è la squadra più attrezzata del giorne E della Champions League; e badate bene, più attrezzata non significa più forte.

Un gruppo completo e compatto
I Gones non hanno in squadra un Torres o un Gerrard, e nemmeno un Gilardino o un Jovetic. Però Torres e Jovetic in questo momento sono fermi ai box, e la loro assenza si sente eccome. Due fuoriclasse il Lione ce li aveva fino a pochi mesi fa, e si chiamavano Benzema e Juninho. Sono partiti e nessuno sulle rive del Rodano ne ha fatto un dramma. Per questo, ripetiamo, non siamo qui a parlare di rosa corta o a criticare per l’ennesima volta alcune scelte di mercato; anzi, quello che è successo a Lione la scorsa estate dà ancora una volta ragione a Pantaleo Corvino; il quale due anni fa prese gli allora campioni di Francia come modello: forse esagerava un po’ dal punto di vista puramente tecnico, ma aveva ragione da vendere per quanto riguarda la mentalità; perdere Benzema, credeteci, per un lionese è assai più pesante che perdere Felipe Melo per un fiorentino; non fosse altro perché a Lione l’attaccante franco-algerino ci è pure nato e cresciuto; eppure tifosi e stampa dall’inizio della stagione sono convinti che il Lione di oggi è più forte di quello di un anno fa; per ora in campionato le loro previsioni non si stanno avverando, anche se va tenuto presente che la Ligue 1 di quest’anno si sta dimostrando un torneo veramente aperto e imprevedibile, con anche Bordeaux e Marsiglia –guarda caso anche loro impegnate in Champions League- in netta difficoltà; ma per quanto riguarda la massima competizione europea almeno per ora tutto procede secondo le loro aspettative. Durante la nostra trasferta in terra di Francia, pochi giorni prima dell’esordio dei viola in Champions, ci fu detto che l’obiettivo numero uno del Lione per questa annata è la riconquista del titolo nazionale; che si stessero nascondendo? Ad un primo sguardo verrebbe da dire di si, ma osservando attentamente la gara disputata ieri da Cris e compagni a Grenoble si capisce che le cose stanno andando in maniera assai diversa.

Gestione delle risorse
Da parte di molti addetti ai lavori da noi contattati è stato dato atto a Prandelli di riuscire ad affrontare ogni partita come se fosse un compartimento a tenuta stagna; e, almeno fino a ieri, è sempre stato così. E’ stato pure detto che la Fiorentina è cresciuta molto soprattutto a livello internazionale. Ma dieci anni di partecipazione alla Champions League, sette dei quali frutto di altrettante vittorie nel proprio campionato, restano un gap difficile da recuperare. Parlavamo della gara disputata ieri dal Lione; a Grenoble Puel ha lasciato in panchina elementi come Gomis, Bastos e Pjanic mandando in campo una squadra imbottita di rincalzi, a cominciare dal giovane Kolodziejczak e dall’argentino Delgado; rincalzi di qualità, che hanno rischiato di vincere la partita. Ma quando il serbo Ljuboja ha rimesso in corsa i padroni di casa, Claude Puel ha deciso di non rischiare ulteriormente, anche perché da Bordeaux giungevano notizie assai incoraggianti, ed ha cominciato a gestire i cambi a sua disposizione. Morale della favola, il Lione ha recuperato un punto proprio sui campioni di Francia in carica e nella prossima giornata potrebbe riagganciare la vetta, visto che l’Auxerre, capolista a sopresa, sabato prossimo sarà impegnata al "Parco dei Principi" contro il PSG; e domani calerà in Toscana con una squadra tranquilla e riposata. Puel più bravo di Prandelli? Non pensiamo proprio. Lacombe più abile di Corvino? Questa è una bella sfida, ma il ds viola ne sia onorato perché parliamo di qualcuno che ha contribuito a trasformatre una squadra di seconda fascia in una delle grandi d’Europa.

Le chiavi del match
La Fiorentina martedi non si troverà quindi davanti una corazzata, ma si confronterà con dieci anni di storia del calcio europeo, dieci anni di esperienza, dieci anni di malizia e di contatti giusti nel calcio che conta. Molti parlano di un Lione rinunciatario, che potrebbe preferire il passaggio del turno da parte della Fiorentina piuttosto che del Liverpool per non ritrovarsi i Reds più avanti nel corso del torneo; o addirittura di un Lione che potrebbe preferire il secondo posto per evitare squadre come il Real Madrid. Sul campo, per gran parte della gara, potranno anche dare questa impressione. Ma attenzione alle zampate che questa squadra sorniona è capace di dare da un momento all’altro, proprio come la Juventus degli anni ’70 e ’80. Il Lione, ripetiamo, non ha il blasone e forse nemmeno il tasso tecnico del Liverpool; ma martedi servirà da parte dei viola una prova ancora più gagliarda di quella fornita contro gli Inglesi. La buona sorte in questo momento non sta certo contribuendo a dare una mano ai gigliati. Ma tra i vari pregi di Cesare Prandelli c’è quello di esaltarsi nei momenti più difficili, trasmettendo questa energia ai propri ragazzi. Se così non fosse, chissà dove saremmo dopo la triste estate del 2006. In questo confidiamo.