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C.S., BUROCRAZIA E PAROLE AL VENTO: I CASI (MOLTO DIVERSI) DI FIORENTINA E TORINO

di Andrea Giannattasio

Ci sono progetti che, per quanto abbiano in comune la stessa matrice ambiziosa, finiscono poi per avere destini diversi. È il caso - tornato di strettissima attualità in tempi recenti - di quelli legati all’edilizia sportiva, argomento che gli stessi vertici del calcio, dalla Figc al Coni, passando per la Serie A, hanno sensibilizzato all’attenzione del presidente del Consiglio dopo il ricorso presentato fuori tempo massimo dall’associazione “Italia Nostra” per il Viola Park della Fiorentina. Ma se per quanto riguarda l’opera voluta fortemente dal presidente Commisso a fare notizia è stato l’ennesimo rischio di rallentamenti imposto da enti esterni (del resto il progetto a Bagno a Ripoli, anche grazie allo sforzo del Comune, è sempre andato veloce come un treno), per altri studi edilizi il clamore nasce dal silenzio assordante al quale sono stati abbandonati dopo anni di buoni propositi.

È il caso, ad esempio, del centro sportivo “Robaldo” che il Torino e il suo presidente Urbano Cairo nel lontano marzo 2016 avevano designato come il luogo dove far sorgere la cosiddetta “Coverciano granata”, un’area dove stabilire finalmente una casa per tutte quelle selezioni giovanili che - un po’ come accaduto fino ad oggi a Firenze - sono ancora costrette ad allenarsi e giocare sparse per tutta la città metropolitana, senza avere una fissa dimora. Da allora tuttavia sono passati cinque anni (nel 2016 il Toro infatti si è aggiudicato il bando per la concessione ventennale dell’area, costituita da 51 ettari) ma del progetto che prevedeva - a fronte di un investimento di quattro milioni - la creazione di cinque campi in sintetico, diciassette spogliatoi, più una palestra, un’infermeria, un magazzino e un bar non se n’è saputo più nulla. O, per meglio dire, le tappe che sono state scandite dopo quella data hanno sempre portato ad un nulla di fatto (e il Torino sull’argomento ha sempre preferito tenere la bocca cucita).

Tutto il contrario, dunque, del Viola Park, un’idea nata e messa nero su bianco ad inizio ottobre 2019 (visto che i terreni la Fiorentina non li ha presi in concessione ma li ha proprio acquistati) e che fino ad oggi, tra variante urbanistica, paletti imposti dalla Sovrintendenza e immancabili ritardi di ordine burocratico, ha già portato a porre la prima pietra a inizio febbraio, con il termine dei lavori stimato per la seconda metà del 2021, salvo nuovi rallentamenti che potrebbero derivare dal ricorso di Italia Nostra (tra due mesi è atteso l’esito). Il tutto, è bene ricordarlo, al netto di un investimento complessivo di 85 milioni euro che prevederà, oltre ai campi da gioco, due mini stadi, foresterie per prima squadra, giovanili e femminile per un’opera che si annuncia essere la più innovativa di tutta la Serie A. Fatti e non parole, mai modo di dire è stato più calzante.