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CABRAL E GLI ALTRI: QUANTO CI HANNO MESSO GLI ULTIMI BOMBER VIOLA AD ESPLODERE

di Andrea Giannattasio

Ad Arthur Cabral sono serviti 114’ e tre presenze prima di trovare la sua prima rete in maglia viola. Un dato, comunque la si voglia vedere, piuttosto positivo visto che non è mai facile per un centravanti che arriva dal Sudamerica alla prima esperienza in Italia iscrivere il proprio nome nel tabellato marcatori della Serie A. Anche perché nella recente storia viola c’è chi ha fatto anche molto di peggio e in vista del derby di domani contro l’Empoli - dove il brasiliano, date le non perfette condizioni di Piatek, potrebbe giocare titolare per la seconda volta in stagione - tutto ciò può suonare come una buona notizia per l’attaccante. Basti pensare soltanto a Batistuta, che nel suo primo anno a Firenze - stagione '91-92 - riuscì a realizzare solo un gol nelle prime 11 giornate di campionato, riuscendo poi a trovare una certa continuità solo dal 12° turno. Andò decisamente meglio a Enrico Chiesa, che pur trovando qualche iniziale difficoltà nella sua prima stagione in viola (nel ’99-00) nella quale segnò sette gol in Serie A, realizzò però due reti nelle prime tre giornate, consacrandosi poi l'anno dopo - il primo senza Bati - con 22 marcature.

Dal Riga a Gila: che impatto
Si passa poi all’anno della C2, quelli dell’era Riganò nel 2002-03, dove il bomber di Lipari concluse la stagione con 30 gol in campionato, trovando la sua prima doppietta già alla terza giornata contro il Castel di Sangro e ripetendosi con altre due reti nella giornata successiva contro il Gualdo Tadino (memorabile poi la strisce di 11 gol consecutivi tra la 13ª e la 21ª giornata). Dopo il fallimento, in Serie A si sono poi alternati tanti attaccanti, più o meno forti e fortunati nel trovare la confidenza col gol: è il caso di Pazzini (solo 3 reti alla prima annata a Firenze) ma soprattutto di Toni, che nel 2005-06 concluse il campionato con 31 gol e la Scarpa d’oro e 16 gol nelle prime 13 giornate. Sulle orme del bomber di Pavullo anche Adrian Mutu, che nelle prime sette giornate della sua prima stagione a Firenze mise a referto 3 gol e 4 assist, chiudendo l’anno con 16 reti. Si passa poi a Gilardino: nel suo primo anno in viola, oltre a segnare già alla prima giornata a tempo scaduto contro la Juventus, chiuse l’annata con 19 sigilli, riuscendo ad esultare ben sette volte nelle prime otto giornate. 

Le fatiche di JoJo e Vlahovic
Più fatica invece ha dovuto patire Stevan Jovetic, che trovò il primo gol viola solo alla 30ª giornata del campionato 2008-09 ed esplodendo solo nel 2011-12 dopo un intero anno saltato per la rottura del crociato. Si infortunarono anche Mario Gomez e Pepito Rossi, che nella stagione 2013-14 avevano fatto per un momento sognare i tifosi: il tedesco partì con due gol nelle prime tre giornate prima di distruggersi il collaterale, mentre l’italoamericano siglò 14 gol nei primi 17 turni prima di andare ko. Con Sousa poi arrivò Kalinic, che riuscì a totalizzare 6 gol nelle 10 gare iniziali, sbloccandosi solo alla 5a giornata ma chiudendo l’annata in doppia cifra, con 12 gol. Chiusura coi bomber più recenti, ovvero Giovanni Simeone e Dusan Vlahovic: il Cholito nella sua prima annata in viola, nel 2017-18, chiuse con 14 gol all’attivo, sbloccandosi già alla terza giornata contro il Verona, mentre in serbo prima della consacrazione l’anno scorso (21 gol) aveva faticato molto sia nel 2018-19 (zero gol in 10 presenze) sia l’anno dopo (6 reti).