CALLEJON, La sua storia: dalla pesca a Motril al viola
Fonte: a cura di Alessandro Di Nardo
Ci sono giocatori che hanno fatto dell’astuzia il passe-partout per carriere al di sopra delle loro qualità. Interpreti che in campo non si limitano a recitare il copione impartito, ma lo rielaborano mentalmente perseguendo un fine ultimo: la vittoria. Uno di questi è senza dubbio Josè Maria Callejon da Motril (Spagna), anni 33, un perfetto esempio di pragmatismo sul rettangolo di gioco.
Cresciuto nel sud della Spagna in una famiglia di fruttivendoli, sviluppa la sua carriera calcistica fianco a fianco al suo gemello Juan Miguel (in arte “Juanmi”); i due condividono tetto, ambizioni e squadre giovanili: se agli addetti ai lavori del Costa Tropical de Motril fosse stato chiesto di puntare un pesos su uno dei due, in molti avrebbero scommesso su Juanmi. Josè è un giocatore meno spettacolare rispetto al fratello, ma ha una capacità di apprendimento fuori dal comune. Negli anni dello sviluppo si allena sui fondamentali, sposta il suo raggio d’azione dal centro dell’area alla fascia destra per sfruttare la sua gran corsa e, di corsa, “rimonta” il fratello nelle gerarchie, strappando un contratto nelle giovanili del Real Madrid e lasciando così l’Andalusia. Da qui la carriera è in ascesa: Real Madrid Castilla (squadra B dei blancos) e tre ottimi anni all'Espanyol, dove al termine di un incrocio contro il Real, Mourinho chiede al giovane di tornare alla base. Nell'estate del 2011 l’andaluso sbarca al Bernabeu in un Real post Galacticos all’inseguimento della decima. In 2 anni tanti buoni spezzoni di gara ma poche maglie da titolare, una Liga da comprimario ma nessuna gioia internazionale col Real per Josè, che a 26 anni scalpita per avere più spazio.
Congiunzioni favorevoli lo portano al Napoli, che proprio quell'anno decide di rifarsi il look grazie ai soldi incassati dalla Cessione di Cavani. L’11 luglio 2013 Josè firma col Napoli: il suo acquisto è oscurato dall'arrivo di altri due ex-blancos, Raul Albiol e Gonzalo Higuain, e il pubblico partenopeo saluta con poco entusiasmo l’approdo di uno scarto del Real che decide di prendersi subito la numero 7 dell’idolo Cavani. Lo scetticismo dura poco, pochissimo: il 25 agosto 2013 Callejon bagna il suo esordio col Napoli con gol, il primo della gestione Benitez; l’andaluso si ripete nelle due partite successive e da qui non si ferma più. Conclude la sua prima stagione al Napoli con numeri impressionanti, 20 gol e 11 assist, statistiche da prima punta e corsa da ala vecchio stampo. Chi pensava che il Napoli avesse comprato l’ennesima ala dribblomane, molto fumo e poco arrosto, si deve ricredere. Callejon è quasi tutto arrosto, con un modo tutto suo, quasi "scientifico" nell'approccio, di interpretare il ruolo di esterno destro. Anche dal look in campo (maniche lunghe di ordinanza e capello curatissimo) e dal comportamento fuori (poche dichiarazioni roboanti, zero vita mondana e latitanza sui social), Josè risulta un giocatore fuori dal nostro tempo, pragmatico anche nei comportamenti. I suoi 7 anni al Napoli sono un elogio alla costanza di rendimento: partito come ala destra nel 4-2-3-1 di Benitez, Josè si reinventa prima con Sarri e poi con Ancelotti, diventando un punto fisso per ogni allenatore che passa da Fuorigrotta. Con gli azzurri vince due Coppe Italia (la prima proprio in una surreale finale contro la Fiorentina), una Supercoppa italiana, si conquista la fascia da capitano ed impressiona soprattutto per costanza di prestazioni: ne salta pochissime di partite Josè con la maglia del Napoli, tant è che è lui il giocatore di movimento con più presenze nei top 5 campionati europei nella decade 2010-2019 (351), staccando Hazard e Messi. Il numero 7 diventa un’icona del Napoli ed idolo dei tifosi: non segnerà più come nella sua prima stagione ma si trasforma in un giocatore completo anche nella sua metà campo, finendo per fare l’esterno a tutta fascia con Ancelotti e Gattuso.
Tutti sono stregati dalla determinazione che lo stacanovista andaluso mette su ogni pallone, la voglia di portare la partita dalla parte della sua squadra ad ogni costo, che sia col suo classico taglio repentino alle spalle del terzino avversario o con una “furbata” di campo come un fallo conquistato in più o una rimessa rubata. Callejon è il tipico giocatore che fomenta amore da parte dei propri tifosi ed odio da parte di quelli rivali per il suo comportamento in campo, mai violento ma spesso ingannevole anche per l’arbitro. “Il fine giustifica i mezzi” sembra dire col suo machiavellico modo di fare calcio, che spesso attira su di sé la frustrazione avversaria. Ne sa bene qualcosa la Fiorentina, sua nuova squadra, che con Callejon ha avuto a che fare per diverso tempo: nella mente dei tifosi viola Josè è l’antagonista, sporco e cattivo che più di una volta li ha “fregati”, ultima in ordine di tempo la gara inaugurale del campionato 2019/2020 (rete su diagonale chirurgico e assist comodo per Insigne dopo aver sfoderato dal suo ampio database di movimenti senza palla il classico taglio alle spalle del difensore).
Ma così come solo ora, alla fine del suo viaggio con la maglia azzurra, dopo 382 presenze e 82 gol, i tifosi partenopei si accorgono di che tipo di giocatore è passato all'ombra del Vesuvio, col tempo Firenze potrà capire l’importanza di avere uno come Josè dalla propria parte e non contro.