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CAOS VIOLA, Di chi è la colpa?

di Marco Sarti

La mazzata si è abbattuta inesorabilmente sul popolo viola con una violenza inaudita: la rabbia è tanta, la delusione incommensurabile e la paura atroce. Adesso però, per capire a chiare lettere e con un po' più di lucidità dove risiedano i veri handicap di questa squadra, sarebbe opportuno gettare un po' di acqua sul grande fuoco delle polemiche e cercare di convogliare la rabbia dei tifosi nell'unico grande imbuto in cui essa si può esprimere. Dove si è sbagliato? Cosa? E soprattutto, come fare a non sbagliare di nuovo? Perché è bene ricordare come tutti o quasi tutti, addetti ai lavori e non, avessero giudicato buona la Fiorentina di questa stagione. Niente di trascendentale, sia chiaro. Una squadra comunque sufficiente per fare un campionato dignitoso con possibilità di raggiungere traguardi europei. Così non è andata: la zona retorcessione fa paura adesso e le prossime partite saranno determinanti per capire in quale categoria giocherà nella prossima stagione la Fiorentina. Pertanto, siccome errare è umano ma perseverare è diabolico, cerchiamo di capire cosa non sia evidentemente andato, individuando cosa possa essere andato storto nelle specifiche situazioni:

IL MERCATO IN ENTRATA: Pantaleo Corvino è sul banco degli imputati sia per il mercato estivo che per quello di gennaio. I giocatori acquistati non si sono rivelati né pronti né tantomeno adeguati per cambiare una tendenza espressa già l'anno scorso. Munari e Silva sono già stati venduti, Kharja non si è ancora mai visto se non per fugaci (ma poi mica tanto) scappatelle a Milano, Lazzari non ha dato l'apporto che tutti speravano, Olivera è già nel mirino della critica per la sua irrefrenabile irruenza mentre Amauri lotta contro una condizione fisica che lo inibisce completamente.

IL MERCATO IN USCITA: Se alla società da una parte si imputa il fatto di non aver acquisito giocatori all'altezza, dall'altra parte - e, ci permettiamo noi, in posizione ugualmente importante - si sottolinea con altrettanta forza il non aver venduto immediatamente giocatori che col fatidico "progetto viola" (locuzione francamente troppo abusata per non restare antipatica) c'entrano ormai veramente poco. Montolivo e Gilardino su tutti, ma non solo loro, potevano essere venduti prima. D'altronde era stata proprio la società stessa a dire per prima che i giocatori che non ci volevano stare potevano andarsene.

GLI ALLENATORI: Mihajlovic non è mai riuscito, nonostante le due preparazioni estive piene di cui ha goduto, a dare prima che un gioco, un'anima alla squadra. La combattività che tutti avevano visto a Catania, a Firenze è divenuta ben presto un miraggio. Possibile che non sia stata tutta colpa sua, ma sicuramente da lui tutti, almeno da questo punto di vista, si aspettano molto di più. Rossi, al contrario del suo predecessore, è entrato a freddo, non ha fatto preparazioni e non ha scelto i giocatori. Tuttavia, nonostante il mercato di riparazione ed una fase di naturale ambientamento, nemmeno l'ex tecnico del Palermo è riuscito ad imprimere un'identità alla sua squadra, dimostrando non soltanto di non aver trovato ancora il corretto modulo tattico con cui disporre i giocatori sul campo, ma addirittura sbagliando spesso i cambi a partita in corso.

LA SOCIETÀ - Secondo grande imputato di questo periodo. La società, intesa come gerarchia che va dalla proprietà fino al reparto comunicazione, ha per ora fallito. Troppe lacune, troppi interrogativi intorno al futuro e al presente di questa Fiorentina. Al vertice tutto sembra condizionato dalla Cittadella e dallo stadio mentre i dirigenti più a contatto con la squadra sembrano affannarsi per trovare l'uscita di un tunnel ancora molto lungo. Probabilmente soltanto Diego Della Valle in questo momento potrebbe, damblé, invertire totalmente la rotta. Un'inversione di rotta che però pare non essere concretamente nei piani della proprietà viola, dal momento che - al di là delle rituali dichiarazioni di facciata - i vertici gigliati, in particolare nelle figure dei fratelli marchigiani, non sono mai riusciti a dare una svolta decisiva con i loro interventi: da un lato Andrea ha sempre gettato acqua sul fuoco in un costante incendio che dura ormai da due anni e mezzo, dall'altro Diego - fiero di definire la Fiorentina un mero hobby - no sembra per nulla intenzionato a porre un freno ad un'indicibile situazione che a Firenze va avanti da troppo tempo. Lo stesso reparto comunicazioni viola è parso totalmente deficitario e, in talune proprie manifestazioni, fuoriluogo.

IL GRUPPO - Quinto ed ultimo grande imputato. Il gruppo dei giocatori è rimasto orfano di pedine fondamentali nel corso delle passate stagioni tanto in campo quanto negli spogliatoi. In tanti hanno il contratto in scadenza, altrettanti non hanno certezza, né loro sembrano darle, sul loro futuro viola. Il gruppo sembra eccessivamente fragile e per certi aspetti assolutamente inconsapevole della clamorosa situazione che la Firenze del calcio sta vivendo; prova ne sia il fatto che la Fiorentina, quando disgraziatamente passa in svantaggio, perde quasi sempre. Due giocatori di grande cuore e corsa come Jovetic e Behrami, putroppo, non possono bastare. E quando non ci sono, gli 0-5 non devono certo sorprendere.

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