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CAPITANO SUO MALGRADO

di Giacomo A. Galassi

Scendere in campo contro il Benevento con la fascia di capitano al braccio non deve essere stato affatto semplice per Milan Badelj. Non fatichiamo ad immaginare che il croato avrebbe preferito non dover indossare quella fascia; almeno non così. Il ricordo di chi fino a poco più di una settimana prima l'aveva indossata con onore e personalità era ancora forte e ci sono stati almeno un paio di momenti in cui il croato ha dimostrato tutta la tensione e la sofferenza del ruolo: quando ha abbracciato l'arbitro durante la pausa al minuto 13 e soprattutto al fischio finale, quando Badelj si è inginocchiato appoggiando il viso sul prato del Franchi, stremato e distrutto.

Il classe '89 si è trovato catapultato in un ruolo, quello di capitano, che già di per sé non è semplice. Se poi ci aggiungiamo anche tutte le dolorose complicanze attuali, si può facilmente intendere la gravità della responsabilità. 

Badelj però deve adesso farsi forza e dare coraggio ad una squadra che si troverà disorientata in questo momento. Le sue spalle sono larghe e anche se quasi certamente a fine stagione lascerà la squadra viola, il croato ha spesso dimostrato il suo attaccamento ai colori. Il buon rapporto tenuto con i tifosi della curva ne è una riprova.

Ritrovatosi capitano suo malgrado infatti, Milan Badelj è chiamato ad uno dei compiti forse più difficili della sua carriera: guidare la Fiorentina con la fascia che fu di Davide Astori al braccio.

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