.

CAPOLINEA

di Tommaso Bonan

E sull'errore imperdonabile di Lafont sfuma anche l'ultimo obiettivo stagionale della Fiorentina (ammesso che ce ne siano stati altri, ad inizio anno). Il dispiacere di Montella, al termine della gara, è ben visibile sul volto. Si percepisce, al di là delle parole. Così come si percepisce il capolinea tecnico in cui è definitamente approdata questa Fiorentina, attesa adesso dalle ultime cinque partite di campionato. Anonime, o poco più.

Ci sarà tempo per i giudizi, arriverà il momento di rivoluzioni e bocciature del mercato. Per il momento, però, i riflettori se li prendono la delusione e il rammarico. Delusione per l'eliminazione, certo, ma anche e soprattutto il rammarico di aver compromesso almeno in parte la qualificazione con lo scellerato 3-3 dell'andata. Contro l'Atalanta, si sapeva, poteva però succedere di tutto. Una gara secca, in trasferta, contro l'avversario più in forma di tutti. Ma comunque una gara secca. E se vogliamo, la Fiorentina la sua partita l'aveva anche iniziata nel modo migliore. 

Nuove partite, vecchi problemi. L'1-0 di Muriel poteva (doveva) significare qualcosa. C'era margine per aggredire ancora di più, per segnare il secondo gol. Le occasioni sono arrivate. Come spesso è successo quest'anno, però, la Fiorentina è mancata nel momento clou. Il momento in cui servirebbe il colpo del ko. Era successo pochi giorni fa a Torino contro la Juventus - tanto per non andare troppo indietro nel tempo -, è successo tante altre volte, è successo anche Bergamo contro l'Atalanta. La quale, è bene sottolinearlo, per larghissimi tratti della gara ha fatto valere tutti i sedici punti (16) che la separano dai viola in classifica.

Poco male, Montella l'aveva preparata (anche) così. Sfruttare il contropiede, sfruttare le qualità in velocità di Muriel e Chiesa (emblematica la prima azione da gol). Una tattica all'apparenza di contenimento, studiata per lasciare scientemente il pallino del gioco a Ilicic e compagni. Alla lunga, però, anche questo assetto avrebbe avuto bisogno di sostegno, di filtro, di rifornimenti da più elementi diversi. Insomma, di un centrocampo sul pezzo. Una vera e propria lacuna di questa stagione (probabilmente la più grave). 

Così, in una gara che già presentava numerose insidie ancor prima del fischio d'inizio, a decidere sono stati gli episodi. Quello di Lafont, ovviamente, il più grave. Ma ridurre tutte le cause di un'eliminazione ad un errore individuale - seppure decisivo - risulta essere esercizio quantomeno fuorviante. Soprattutto se si considera che cosa ha prodotto la Fiorentina in tutta la stagione. In termini di gol, di proposte di gioco e di risultati.