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CATTIVI PENSIERI, Ho sognato Ledesma con Zanetti...

di Stefano Borgi

Il sogno è durato poco, lo spazio di un incontro, quello tra Pantaleo Corvino ed il procuratore di Ledesma, Vincenzo D'Ippolito. Inutile girarci intorno: l'argentino della Lazio (uno dei tre "dissidenti" con De Silvestri e Pandev) sarebbe stato il complemento ideale per Cristiano Zanetti, meritevole di un compagno di reparto alla sua altezza. Ed io, ammetto, l'ho sognato ad occhi aperti. Qualcuno dirà: e Montolivo? Dove lo mettiamo nel 4-2-3-1 di Prandelli? Risposta immediata (ed un pò provocatoria): Montolivo va in panchina. Chi ha la bontà di seguirci sa della mia "diffidenza" (eufemismo) per il "talento (?) di Caravaggio" e probabilmente la propensione verso l'acquisto di Ledesma nasce da un 50% di apprezzamento per l'argentino e l'altro 50 dalla voglia di tornare a giocare in 11 contro 11 (altra provocazione). Svisceriamo velocemente l'argomento Ledesma: il centrocampista laziale (come usava fare, ahimè, Felipe Melo) coniuga qualità (tanta) e quantità (nella giusta dose) e andrebbe a compensare le caratteristiche di Zanetti. Un'interazione ideale tra i due, accompagnati da quella cattiveria agonistica e personalità indispensabili per il centrocampo viola e necessarie per affrontare a buoni livelli campionato e Champions League. Geometrie, gioco di prima e dinamismo, ovvero il ritorno al regista che (contrariamente a Liverani) sia in grado di rispondere al ritmo ed al pressing avversario. Con 12 mln. di euro Corvino poteva prendere l'argentino e dare un senso al mercato 2009-2010 della Fiorentina. Perchè questo non sia successo, lo scopriremo solo vivendo.

Capitolo Montolivo: come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, non sarò certo io a disconoscere le qualità (ormai tristemente potenziali) di Riccardo Montolivo. Avrebbe tutto per essere un giocatore decisivo: corsa, eleganza, tiro da fuori, assist, verticalizzazione, tecnica individuale di cachemire, forza fisica. Cosa gli manca? Il colpo di testa, un pò di velocità nel breve e tanta, tanta personalità. Dove per personalità (che non si può comprare) intendo voglia di migliorarsi, intraprendenza, capacità di sbagliare prendendosi delle responsabilità e un atteggiamento meno indolente, certo non supponente come quello ostentato da "Montolo" in più occasioni. E poi la presunzione. La stagione scorsa, per lui, fu una sorta di festival della prosopopea, fino alla sublimazione del "ditino" alla bocca esibito contro l'Udinese, che gli valse le prime contestazioni della curva. Forse non è tutta colpa sua, forse gli è stato chiesto troppo; dall'essere il "nuovo Pirlo" a recuperatore di palloni, a "todocampista" che sappia cantare e portare la croce...insomma, di tutto, di più. Purtroppo da un pò di tempo è...di meno, ed il tunnel è ancora lungo da finire. Come può essere, replica sempre quel qualcuno di prima, che Lippi lo abbia convocato a più riprese nella nazionale campione del mondo e che Prandelli non rinunci a lui se non in caso di acclarata indisponibilità? Cominciamo col dire che questa, contro Georgia e Bulgaria, è già la seconda convocazione consecutiva che Montolivo salta. Che Lippi si stia accorgendo dell'errore? E ancora: la Fiorentina è una coperta corta ed è difficile che Prandelli rinunci, comunque, ad uno dei "meno peggio" a centrocampo, quando le alternative si chiamano Donadel e Gobbi (con tutto il rispetto). Ed in ogni caso anche il tecnico viola, per un infortunio "lieve" (prova ne è che Riccardo sia entrato a 20' dalla fine), stavolta lo aveva lasciato fuori, stravolgendo la tradizione che vuole Montolivo "sempre" in campo. Ultima annotazione su di lui: chi ha assistito a quei venti minuti del centrocampista viola contro il Palermo avrà notato un'apatia ed un'indolenza (se possibile) superiore al solito. Montolivo non stava bene, si è detto, ed allora l'errore è duplice: Prandelli non doveva rischiarlo, esponendolo così all'ennesima brutta figura, e Montolivo in primis doveva farsi da parte e non gravare su una squadra (la Fiorentina) già in difficoltà contro un avversario di qualità (il Palermo) che in quel momento stava producendo il massimo sforzo per recuperare lo svantaggio. Una cosa è certa: l'onestà intellettuale (ed anche la simpatia per questi colori) mi indora la speranza di essere smentito quanto prima da quello che, comunque, rimane un patrimonio della Fiorentina. Le speranze però, lasciatemelo dire, sono ormai ridotte al lumicino.


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