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CENTO (TRISTI) CANDELINE

di Andrea Giannattasio

Probabilmente ieri pomeriggio avrebbe sognato di poterle spegnere con un po’ più di entusiasmo le sue prime (e ultime) 100 candeline in Serie A con la maglia della Fiorentina. Anche perché quest’anno di Josip Ilicic, ad eccezione dei suoi sei pali ed una sconfinata dose di sfortuna, si ricorderà poco altro. Un cruccio non da poco per lo sloveno, rivitalizzato quasi come un’araba fenice da Paulo Sousa nella passata stagione e convinto da Pantaleo Corvino questa estate a restare a Firenze. Lui che più di tutti appena due anni fa aveva fatto fuoco e fiamme per portarselo con sé a Bologna, in Serie B e che invece quest’anno da suo dirigente ha dovuto incassare più delusioni che gioie dal talento ex Maribor.

Anche ieri del resto la tanto attesa risposta sul campo di Ilicic si è trasformata come troppo spesso accaduto in un “vorrei ma non posso”: una prova generosa, forse per tanti aspetti fin troppo altruista che però non è servita a Josip a trovare la sua quinta gioia in campionato. Il bottino raccolto dallo sloveno fin qui, del resto, non è propriamente dei migliori: al netto dei sei legni colpiti da settembre ad oggi (l’ultimo è stato a Crotone), rispetto alla passata stagione Ilicic ha un deficit non da poco di meno sette reti rispetto ad un anno fa (se dovesse restare a secco da qui alla fine della stagione, diventerebbero addirittura nove). Tanta sfortuna, dunque, ma probabilmente c’è dell’altro.

Come ad esempio l’arrivo a gennaio di Riccardo Saponara, il giocatore in perenne ballottaggio con Ilicic attorno al quale, però, la Fiorentina ha fatto già capire di voler ricostruire la Viola che verrà. Non è un mistero infatti che a fine stagione la Fiorentina metterà sul mercato Ilicic, per il quale le manovre di rinnovo (imbastite circa un anno fa da Pradè) si sono poi arenate ancor prima di iniziare. Tante componenti psicologiche che non possono non aver pesato nel rendimento complessivo dello sloveno, le cui 100 candeline viola in A sono destinate a passare sotto silenzio.