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CERCI E D'AGOSTINO... I NUOVI CASI?

di Cristina Guerri

Se tre indizi fanno una prova, forse ancora è troppo presto per definire le due tribune consecutive di Alessio Cerci un caso. Fatto sta che nelle ultime prestazioni (quelle con Lazio e Genoa in particolare), l'esterno romano non ha fornito il giusto contributo alla causa viola. Proprio nella partita contro il Grifone, il pubblico del Franchi si espresse a suon di fischi sulla sua impalpabile esibizione. Mihajlovic rispose alla contestazione inserendolo tra i titolari nella trasferta con il Parma. Fiducia ancora una volta non ripagata dal giocatore. Ma andiamo con ordine, e ripercorriamo l'operato di Cerci con la maglia viola. Il Winston romano ha indossato la maglia titolare 11 volte, e di queste 11 partite sono stati conquistati 12 punti (5 partite perse, 4 quelle pareggiate e 3 le vittorie). Uno dei tre successi, quello con il Brescia, si è concretizzato quando l'esterno è uscito dal campo anzitempo. Ma va dato atto che il suo primo e unico gol in maglia viola (il primo in Serie A) fu quello che regalò la vittoria alla Fiorentina nella sfida all'ora di pranzo con il Chievo (in quella occasione entrò a gara in corso). Che Mihajlovic abbia letto le statistiche?

Passiamo ora alla questione D'Agostino, il primo acquisto dell'era Mihajlovic-Corvino. Ma anche il più oneroso, con 9 milioni di euro versati nelle casse dell'Udinese. A differenza di Cerci, la stagione del centrocampista è stata caratterizzata dai continui problemi fisici, soprattutto nella parte iniziale. Mese dopo mese D'Agostino ha ritrovato condizione e forma fisica, tanto da poter sostituire il compagno di reparto Montolivo, questa volta alle prese con i problemi alla caviglia. Ma adesso che la storia è cambiata (con Montolivo e D'Agostino recuperati, anche se non al top della forma), Mihajlovic sembra proprio non vederli insieme. Anche se, stando alle parole del tecnico serbo, il diretto concorrente per D'Agostino non è Montolivo, bensì Donadel. Fatto sta che la coppia Monto-D'Ago l'abbiamo vista all'opera soltanto quando il risultato richiedeva al tecnico una maggiore spinta dal punto di vista del gioco. Questione di condizione fisica o di caratteristiche troppo simili? Anche qui, se consideriamo gli indizi a nostra disposizione, verrebbe da dire che i due, insieme, sono incompatibili.