CHE SINTOMI HA LA CONTINUITÀ
"Dottore, che sintomi ha la continuità?" avrebbe potuto chiedere un Jovanotti versione giglio e maglia viola, interrogandosi sul momento attuale della Fiorentina. L'allenatore Paulo Sousa, infatti, ha messo in cima ai propri pensieri due parole d'ordine: continuità, appunto, ed intensità. In un bilancio ancora piuttosto parziale, possiamo dire che la ricetta della continuità viola alla portoghese ancora dev'essere affinata, dato che si è vista ancora una Fiorentina incapace di spezzare un brutto trend negativo che parte dalla seconda parte della scorsa stagione: mai due vittorie di fila in campionato. Ma non è soltanto una questione di risultati: le falle alla continuità tanto voluta da Sousa toccano anche altri aspetti, soprattutto quelli inerenti al gioco sviluppato dalla compagine gigliata.
Intensità. Questo l'altro concetto tanto caro a Paulo Sousa. E, vedendo le varie prestazioni offerte dalla Fiorentina, si può tranquillamente dire che questa sia arrivata a sprazzi, quasi a folate. Tralasciando le due sconfitte torinesi, nelle quali i viola hanno avuto il merito almeno di restare in partita fino all'ultimo secondo, ciò che manca nel gioco di possesso operato dalla Fiorentina è la capacità di riuscire ad imprimere il proprio ritmo alla gara per tutti e novanta i minuti, il che ha portato spesso a cali di tensione e di dinamismo, che per una squadra come quella di Sousa si sono rivelati letali. Non solo: di mezzo ci sono anche fattori individuali, di rendimento altalenante come nei casi di Badelj e Ilicic, o di efficienza tattica da ritrovare, si legga alle voci Bernardeschi e Tello. Insomma, gli aspetti su cui lavorare ci sono, e forse la pausa per le Nazionali parrebbe cadere a pennello, in tal senso.