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CHI RESTA E CHI VA

di Tommaso Loreto

Era appena terminata la prima sfida europea con la Roma quando Andrea Della Valle preferì non rispondere alla domanda del cronista in attesa, all'uscita della tribuna autorità. L'addio di Eduardo Macia alla Fiorentina si stava concretizzando al di là delle voci in arrivo dalla Spagna, eppure il patròn viola preferì tenere la massima concentrazione sugli impegni che, di lì a poco, la squadra avrebbe onorato alla perfezione.

Forse un segno di un ultimo tentativo di riconciliazione, forse semplicemente la priorità al campo com'è giusto che sia, fatto sta che la separazione con uno dei grandi artefici della rinascita post Mihajlovic/Rossi (la stagione in cui, dalla Juve, ne prendemmo cinque, tanto per intendersi...) si è poi consumata persino in modo fin troppo silenzioso. E a giudicare dal comunicato che oggi ne ha ufficializzato l'addio, anche con una certa dose di freddezza.

Finisce con più di un punto interrogativo la storia in viola di Macìa, direttore tecnico tra i più preparati che si possa ricordare nella storia del club gigliato. E con la sensazione che, prima di tutto, siano saltati i rapporti interni e gli obiettivi consensuali, tanto da spingere il dirigente a lasciare Firenze e riprende la via della Spagna, come più o meno fece intendere il padre ai nostri microfoni (LEGGI QUI).

Un addio probabilmente dettato da prospettive non più condivise tra la proprietà, la società, l'allenatore e il direttore tecnico. Un addio ufficializzato nel giorno in cui, invece, Montella ribadisce la volontà di restare in viola. Aspettando di capire se la Fiorentina centrerà uno degli ultimi due obiettivi, si materializza il futuro. Con un addio e una nuova promessa (quella del tecnico che implica anche la conseguente conferma del d.s. Pradè) che già raccontano della Fiorentina di domani. E c'è chi resta, e chi se ne va.

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