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CI MANCHERA' LA VIOLA MA PROVEREMO A TIFARE IN MANIERA DIVERSA

di Sonia Anichini

Com’è difficile parlare di calcio in questo momento! Premesso che i problemi adesso sono ben altri, finalmente sono riusciti a trovare una soluzione, forse l’unica, per portare avanti questo campionato. Quando giochiamo, con chi giochiamo, a che ora giochiamo e ancora, ma giochiamo? Sono stati gli interrogativi che ci siamo posti tutti dopo le figuracce che sono state fatte nello scorso fine settimana. L’approssimazione vista in Lega, dove esistono sempre figli e figliastri anche nei momenti di gravi emergenze per la comunità, ha del ridicolo. La Juventus si è messa di traverso e non ha voluto giocare a porte chiuse l’incontro contro l’Inter, facendo tanto rumore per nulla visto che le decisioni portano adesso a questa conclusione categorica e gli spalti resteranno deserti. Senza contare la beffa subita dalla Fiorentina, che era già a Udine quando hanno sospeso l’incontro, e il danno economico per le spese che ha sostenuto.

Non capisco come si sia potuto anteporre gli interessi privati a quelli della collettività, come si possa accontentare le richieste di alcuni a discapito di altri e ritrovarsi a gestire un marasma come quello di dover recuperare le gare non giocate, inclusa la Coppa Italia, per portare a termine questo campionato che rimarrà comunque segnato dai provvedimenti presi a causa del Coronavirus. Una situazione surreale come quella che sta diventando la vita di molti di noi, specialmente nelle regioni particolarmente colpite dal contagio. Credo che la decisione presa dal Ministro dello Sport di giocare a porte chiuse fino al 3 aprile sia giusta, anche per non crollare nel baratro dell’annullamento della vita sociale sotto ogni punto di vista, per darci la possibilità anche fra mille difficoltà, di potere assistere alle gare delle nostre squadre del cuore e staccare la spina dai problemi per almeno 90 minuti.

Dispiace, senza dubbio, sia per noi tifosi abituati a seguire la squadra sugli spalti sia per i calciatori che non possono avvalersi del sostegno della propria gente, ma se la legge è uguale per tutti, tutti abbiamo i soliti vantaggi e i soliti disagi. Diventeremo tutti tifosi da divano ma, in questo periodo storico, è proprio il male e il problema minore. Invece dello stadio allestiremo i nostri salotti, per vedere con parenti ed amici la nostra Fiorentina, porteremo con noi le sciarpe e possiamo intonare cori e dire liberamente parolacce (tappiamo le orecchie ai piccoli!) per ricreare il clima della gara. Caffè e birre devono far parte del contesto e, se ci sentiamo soli, commentiamo col mondo social tutto quello che succede sul campo. E’ come mangiare e stare a guardare? Lo so perfettamente, perché ho sempre asserito che prenderei la residenza al Franchi e il clima che si vive lì è qualcosa di mio, di noi fiorentini, ma dobbiamo fare di necessità virtù. Saremo costretti, spero per poco, a tifare in maniera diversa, a vivere il calcio lontani fisicamente dai nostri ragazzi.

C’è una cosa però che mi ha riempito il cuore in queste ore ed è stato il ricordo amorevole e molto sentito del nostro capitano Davide Astori. Sono trascorsi due anni ma non è passata l’onda emotiva di questa perdita e tutte le volte che vedo il suo volto, che rivedo immagini delle sue partite, che riappare il suo magnifico sorriso, mi viene una grande malinconia. Il tempo passa ma non cancella la bellissima storia vissuta coi nostri colori e la fortuna che abbiamo avuto ad averlo nella Fiorentina.

La Signora in viola