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CIAO DIEGO, Male non faremo, paura non avremo

di Matteo Magrini

"Firenze sta con Della Valle" ma, da ieri, Della Valle (Diego) non sta più con Firenze. Il patron se ne va, offeso e deluso da qualcuno e qualcosa che non è dato da sapere. Dai tifosi? Dalla critica? Dal "partito trasversale dei rosicatori"? Forse, ma il primo pensiero corre a Cesare Prandelli. La sottile strumentalizzazione che in questo periodo qualcuno ha tentato di fare nei confronti della Società, contrapponendola ai suoi tifosi, ha superato ogni livello di tollerabilità per Diego e così, come nel migliore dei matrimoni, al settimo anno ecco sopraggiungere, e trionfare, la crisi.


Campo libero ad Andrea, che a breve tornerà ufficialmente al vertice della società e che prima di tutto si occuperà della questione Prandelli. Il mister "resterà alla Fiorentina senza dubbi e perplessità, rispettando così il contratto che lo lega alla società viola", e anche questo aspetto andrà chiarito visto che solo tre giorni fa il mister si diceva pronto a rimanere, si, ma solo davanti alla proposta di un nuovo contratto. Che il passo indietro di Diego abbia cambiato tutto, aprendo scenari che parevano remoti? Lo scopriremo solo vivendo, diceva qualcuno.


Certo che ci mancherà, Don Diego. Padre rassicuratore di una piazza tanto snob e sbruffona quanto insicura, aveva imparato a farci sentire forti, forse troppo, capaci di tutto. Da leggenda il suo "male non fare paura non avere" di calciopoliana memoria (ci perdonerai, caro Patron, ma noi senza di lei adesso un po' ne abbiamo), devastanti, per capacità di riportare entusiasmo nei momenti difficili, i suoi arrivi in città. Sempre una parola di conforto, una battuta simpatica. Una sorta di muro che si poneva tra la Fiorentina e chi da fuori voleva farle del male, aveva fatto sognare a Firenze di poter finalmente sfidare tutto e tutti con la gentile arroganza dei potenti.


Quanto ci piaceva, Diego. Si faceva desiderare, sparivi per un po' lasciando tutti nell'incertezza poi, all'improvviso, una frase, una parola e tutto passava. "Ci pensa Diego", pensavamo ed eravamo tranquilli. Come a San Piero a Sieve, estate 2006. Toni vuole scappare, l'Inter e 5 milioni netti l'anno lo aspettano. Il futuro sembra scritto, ma poi un buffetto sul viso, una "chiacchierata di cinque minuti" e bomber convinto a restare. Firenze e la Fiorentina capaci di rifiutare 25 milioni di euro e di tenersi il suo campione. Roba da pazzi. Una figura carismatica, potente, che da tempo non si vedeva da queste parti.


Adesso ci lascia. Il senso di debolezza, siamo sinceri, c'è. Come quando un babbo se ne va. Ti senti in colpa, credi di essere il responsabile, e hai paura di non farcela e lui, andandosene, ti dice di essere forte e di tenere in piedi la famiglia. "State vicino ad Andrea, e continuate a sostenere questi ragazzi", ha scritto. Dopo sette anni (e dopo averci salvato da un destino che più bui non si poteva) ha deciso che era il momento di farsi da parte, lasciando alla sua giovane creatura il compito di camminare da sola. Beh, caro Patron, noi ci proveremo, ma senza di te sarà tutto più difficile. Una promessa, ti possiamo fare. Non faremo mai del male, e non avremo mai paura e , quando saremo stanchi e preoccupati, ci mangeremo una "bella Fiorentina, con un bel bicchiere di vino". Ah, quasi dimenticavamo. Grazie.