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"CON VLAHOVIC ERA DIVERSO", ITALIANO CERCA LA STESSA CONCRETEZZA

di Luciana Magistrato

Piatek ha sparato il suo proiettile contro il Verona, il sesto gol in 9 presenze che comunque dà fiducia per il futuro. Quella stessa fiducia che vuole avere Vincenzo Italiano nonostante ripeta come un mantra ai suoi attaccanti la parola "concretezza". Troppe occasioni non concretizzate significa mettere poi la squadra nelle condizioni di subire sconfitte come a Sassuolo e con la Juve o pareggi come oggi, magari per un solo errore difensivo che nell'arco di 90 minuti può sempre starci. Italiano usa bastone e carota. Il bastone soprattutto con gli esterni ("manchiamo sotto porta con gli esterni: per me sono attaccanti veri e propri e devono incidere in zona gol"), la carota con i centravanti.

Piatek segna, e Italiano glielo riconosce, ma quando arriva la domanda su come cambia l'attacco senza Vlahovic il paragone resta impietoso con chi è una specie di Re Mida del gol e fa capire come anche per il tecnico non è proprio la stessa cosa, che il cambio non è automatico e che serve tempo per far adattare i due nuovi centravanti al gioco viola: "La differenza rispetto a quanto c'era Vlahovic è che venivamo da un lavoro di mesi che partiva dal ritiro e lui trasforma in gol qualsiasi occasione - ha detto infatti ai microfoni di DAZN - Piatek e Cabral erano abituati soprattutto ad attaccare la profondità, io gli chiedo anche di venire a legare il gioco e partecipare alla manovra. Lo stanno facendo, ma devono abituarsi. Piatek fa gol ad ogni palla negli ultimi metri, Cabral invece deve smaltire ancora qualche problemino fisico. Arriveranno anche loro a lavorare per bene". Così come per gli esterni "Continuando così la concretezza arriverà". E il verbo usato al futuro la dice lunga e "arriveranno/arriverà" sono parole chiave insomma: le scelte si pagano e ci vuole tempo e pazienza anche se l'Europa tutto questo tempo non ce l'ha.