CRITICHE ED ESAMI
Giudicare è lecito, rispondere è cortesia. Se l'eccesso è il fischio o il mugugno, la controprova dev'essere il risultato. Firenze chiama, Sinisa Mihajlovic deve rispondere. Sul campo. In poche parole il rapporto tutt'altro che idilliaco tra il serbo e la città, tra un allenatore che non è mai stato amato ed una piazza che vorrebbe altri risultati. Forse anche un'altra guida tecnica, ma questo è discorso da rimandare a posteriori. Certo è che, stanti i giudizi attuali della dirigenza, fotografare Mihajlovic altrove è opera sbagliata: la fiducia, ribaditagli anche da Cognigni due sere fa, è segnale eloquente di come la Fiorentina creda ancora nelle sue idee e nel suo modo di fare calcio.
Rispondere, dicevamo. Sul campo, perché poi è controprova massima d'ogni discorso e proclama, di cui Firenze è stata sin troppo inondata nell'ultimo periodo, senza poi aver controprove pratiche di quanto detto e gridato. Quattro partite come un esame, per Mihajlovic, ma è chiaro che ogni test sarà delicato e fondamentale. La parola d'ordine, col Catania, sarà non fallire l'obiettivo dei tre punti. In caso contrario, fosse anche pari, allora i viola avrebbero steccato ancora in un percorso che "avrebbe dovuto portarci più in alto", come fatto intendere dal numero uno gigliato Cognigni.
Vincere e vincere soltanto. Magari pure convincendo, perché nel campionato dell'equilibrio che vuol dire mediocrità, alzar la testa e la cresta è segnale forte anche per un calcio italiano che balla e traballa su un filo di pochi punti. Critiche eccessive, tuona Mihajlovic. Firenze incrocia le braccia ed attende: oggi al Franchi non fischierà per questo. Aspetta e sostiene, spera e si augura. Ancora per novanta minuti, in attesa di un ulteriore giudizio, con la speranza che anche l'orgoglio fiorentino sia messo da parte e che tutti possano ricredersi su quell'eccesso di mugugni sinora condiviso da molti.