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CUI PRODEST?

di Tommaso Loreto

Si discuterà, lo si sta già facendo, sull'ennesima esternazione di petto di Paulo Sousa. Si discuterà tra le arci note fazioni che ormai contraddistinguono il tessuto cittadino, poco ma sicuro. Chi rivendica oltre un decennio senza successi e ambizioni limitate darà ragione al tecnico che, su Bernardeschi, non racconta certamente novelle. Chi, invece, apprezza l'impegno della proprietà e auspica un futuro migliore (magari passando dallo stadio che, a dicembre, sarà forse un po' meno lontano) si domanderà se sia il caso che un tesserato parli così, in questi termini e a scadenze ravvicinate, del proprio datore di lavoro. 

Ma si discuterà anche dell'opportunità di tali dichiarazioni, del momento in cui la Fiorentina sta cercando - non senza difficoltà - di lasciarsi alle spalle un avvio incerto. E, soprattutto, del tempismo di parole di questo tipo a fronte di una società viola che, in un senso o nell'altro, dal prossimo giugno si troverà di fronte comunque a una ripartenza. Con o senza Sousa. Facile immaginare che, dati i rapporti, il sodalizio sia destinato a interrompersi, ma perchè ribadire di continuo, e su ogni aspetto, una divergenza di vedute così stridente se ancora ci sono svariati mesi di stagione da giocarsi?

Un interrogativo difficile da sciogliere, almeno quanto il tempismo con cui oggi in sala stampa sono state stoppate anche richieste di chiarezza sul recente passato di Borja Valero. Se non era il momento, alla vigilia della gara con il Paok, di parlare di taluni aspetti legati alla situazione dello spagnolo (che invece meriterebbero giusti chiarimenti senza rinvii, come senza rinvio può essere una notizia) perchè spalancarne altri sul futuro di un altro elemento cardine come Bernardeschi? Per la Fiorentina che domani andrà in campo contro il Paok, che utilità aveva una diatriba come quella incendiata da Paulo Sousa?