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DA BREKALO A ITALIANO: A POZNAN LA NOTTE DELLE RIVINCITE

di Andrea Giannattasio

Non c’è stato soltanto il poker messo a segno contro il Lech Poznan a rendere ancora più storica la piovosa notte in Polonia della Fiorentina, giunta a nove successi di fila in campo internazionale (solo il Milan di Capello nella Champions 1992/93 ci era riuscito prima dei viola). Al di là delle quattro reti segnate da Cabral e soci, che possono vantare sempre più il miglior attacco della Conference e in generale il miglior reparto offensivo di tutti e tre i tornei Uefa (addirittura con cinque gol in più segnati sia di Napoli che di Manchester City), c’è stato un altro poker che ha impreziosito la trasferta di Biraghi e compagni ed è quello (simbolico) che ha potuto festeggiare in modo più personale la dirigenza, che in soli 90’ - gli ennesimi di una fase di stagione mai così prolifica - ha visto ripagate tante delle scelte fatte nel corso degli ultimi mesi.

Lo show di Nico
La principale di queste è sicuramente quella legata al rendimento di Gonzalez: l’argentino, dopo un periodo burrascoso con piazza e società a fine 2022, un Mondiale saltato per infortunio e una sequela di rumors sul suo futuro durante il mercato di gennaio, è stato sempre difeso tanto dal presidente Commisso quanto dall’area tecnica, che ha scelto di mettere a tacere qualsiasi attrito per vivere il finale di stagione all’insegna della massima concordia. Detto fatto: il numero 22 a Poznan ha ritrovato il gol su azione che gli mancava da quasi tre mesi e soprattutto quel carisma da leader tecnico e morale che sembrava sopito da tempo.

La riscoperta di Brekalo
Chi lo avrebbe mai detto che un giocatore preso praticamente a zero (e rimasto ai box per tanti mesi) si sarebbe potuto rivelare così prezioso nell’ottica della valorizzazione del reparto offensivo viola? I progressi compiuti dall’esterno sono stati in quest’ultimo mese davvero evidenti e la prova di Poznan (la prima da titolare in stagione con il secondo palo nel giro delle ultime due sfide) ha confermato che l’ex Toro è probabilmente quello che tra i giocatori viola d’attacco riesce a vedere meglio la porta avversaria. 

L’investitura di Cabral 
Tra il 16 febbraio, giorno del blitz della Fiorentina a Braga, e ieri a Poznan King Arthur ha messo a segno la bellezza di nove reti nello spazio di appena tredici partite. Una media di un sigillo ogni 88’ in campo: numeri da urlo. La miglior risposta a chi a gennaio aveva invocato a gran voce un altro innesto in attacco. Anche in questo caso la società, in accordo con il suo allenatore, ha optato per la linea della continuità, stravincendo la scommessa. Nota a margine: con la rete di ieri, Cabral è diventato il capocannoniere all time della Conference con 11 sigilli.

La difesa di Italiano
Ultimo, ma non certo per importanza, il capitolo legato alla difesa a spada tratta che tutta la Fiorentina, dal presidente all’ultimo componente dell’area tecnica, ha fatto di Vincenzo Italiano nei momenti di maggiore difficoltà, in particolare tra metà gennaio e metà febbraio. Nessuno in casa viola (a partire da Commisso) ha mai messo in discussione il futuro del tecnico visto che la fiducia nei suoi mezzi è sempre stata intaccabile e nonostante qualcuno spingesse per una soluzione interna (Aquilani) il tecnico ha risposto sul campo. Il risultato? In soli due mesi, la Fiorentina si è ritrovata dall’essere sul baratro della zona retrocessione (in caso di ko a Verona il 27 febbraio Biraghi e compagni si sarebbero trovati a +3 sul terzultimo posto) ad avere un piede e mezzo sia in finale di Coppa Italia che in semifinale di Conference.