DA THIÈS A FIRENZE. ZAINO IN SPALLA E...
Fiorentina e Save the children. Una partnership vera. Pura. E soprattutto duratura. Ormai dalla stagione 2010-11 la società viola ha deciso di contribuire alla causa dell’associazione pioniere nell’ambito delle adozioni a distanza. Una scelta passata troppo spesso in secondo piano. Che evidenzia la posizione che la Fiorentina, ormai da anni, ha deciso di occupare. Dal terzo tempo al cartellino viola. Gesti semplici ed estremamente piccoli se vogliamo, ma che in un mondo opportunista e materialista come quello del calcio, sono una rarità da conservare con cura e gelosia. Soltanto qualche settimana fa, Clarence Seedorf, testimonial per la lotta al razzismo, ha elogiato ma allo stesso tempo ammonito i viola, affinché ricominciassero a proporre la logica del terzo tempo. Un messaggio che alimenta e si nutre dell’ideale del rispetto.
Insomma, la Fiorentina ormai da anni ha deciso da che parte stare. Con coraggio. Senza lasciare niente al caso. E allora, la presenza di quest’oggi di Khouma El Babacar all’evento benefico organizzato a Roma proprio da Save the Children (LEGGI QUI), assume una valenza particolare. Quasi malinconica. Sicuramente ricca di phatos se pensiamo alla strada percorsa dal gioiello senegalese per arrivare in riva all’Arno. Partito da Thiès, città di poco più di 200mila abitanti situata a 70 km dalla capitale Dakar, e arrivato attraverso immensi sacrifici al boato del Franchi di domenica sera dopo la perla dell’1-0. Un bacio ad amici e parenti. Zaino in spalla. Un biglietto per l’Italia e tanti saluti amata Africa, culla dell’umanità troppo spesso dimenticata dal resto del mondo. In quanti hanno percorso gli stessi identici passi della giovane pianticella viola. Sogni. Speranze. Voglia di cambiare e provare a regalare un sorriso a chi, magari, fa fatica anche a trovare un pezzo di pane. Ecco, la giornata di oggi non sarà ricordata soltanto per l’evento organizzato dall'associazione amica dei viola, ma anche per la scelta della FIGC di recepire la "Convenzione di Cotonou" (LEGGI QUI). Quindi? Direte voi.
Beh se consideriamo che tutti i giocatori provenienti dai 79 paesi aderenti, dislocati tra Caraibi, Pacifico e soprattutto Africa, diventeranno comunitari, la questione assume tinte quasi epocali. Un vero e proprio abbattimento delle barriere, sociali e anche culturali. Certo stiamo sempre parlando di calciomercato, ma il segnale è comunque di quelli importanti. Difficilmente decifrabile, visto che c’è chi parla addirittura di problema sociale (LEGGI QUI), ma sicuramente rappresenta una svolta. Una chance in più, magari, per chi sogna di ripercorrere la strada di Babacar. Da Thiès a Firenze. Zaino in spalla e sogni nel cassetto.