DEJA VU
Due piani diversi, distinti, il più delle volte simili a linee parallele che non pare possano incontrarsi mai. Chi tiene al colore viola, ormai da qualche anno, si è abituato ad accostare sciarpa e calcolatrice, e non esclusivamente per valutare in quale zona dello stadio il budget familiare consente di fare l’abbonamento.
Conoscere paletti del bilancio e limiti invalicabili del cosiddetto Fair Play Finanziario è diventato molto più che un semplice hobby, e d’altronde anche questo è il prezzo da pagare a fronte di un calcio moderno dove parecchi conti spesso non quadrano.
In questo ambito c’è da dire che a Firenze il rischio di un passo troppo lungo, di una follia dalle pesanti ripercussioni future è qualcosa di ampiamente scongiurato, almeno questo racconta la storia recente tra l’ultima proprietà italiana e quella americana giunta al quarto anno di gestione.
E allora è forse inevitabile che anche le conseguenze del doppio binario intrapreso dalla società e dal suo presidente abbiano identiche ripercussioni sul popolo viola rispetto all’immediato passato, con conseguenti divisioni che come da tradizione raramente includono la disponibilità all’ascolto della tesi contraria.
Un sentimento di frattura tra chi si appresta ad attendere una nuova estate che possa dare risposte con il mercato, e chi invece si aspettava tutt’altra ripartenza dopo il traguardo europeo appena tagliato. Con buona pace di un futuro che prima ancor di essere scritto, per ora, sembra far più discutere che sognare nonostante la festa andata in scena al Franchi non più tardi di una decina di giorni fa.