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DELLA VALLE, Un clima teso che va oltre i risultati

di Pietro Lazzerini

"Della Valle vattene" è un coro che ormai da mesi riecheggia negli stadi dove è presente la parte più calda della tifoseria viola. Un messaggio non condiviso da tutti, basti pensare a qualche fischio che ogni tanto risuona all'indirizzo della Fiesole quando parte il suddetto coro, ma che comunque abbraccia una bella fetta del popolo viola. Una frattura che pare impossibile da risanare e che da tempo va oltre ai risultati ottenuti in campo dalla squadra. 

La tensione è iniziata a crescere dal gennaio del 2016, quando il mercato non sostenne una squadra in piena lotta per la Champions League. Gli arrivi di Tino Costa e di Benalouane, sono entrati nella memoria collettiva come il certificato di disinteressamento sportivo da parte della proprietà. Da lì in poi la contestazione è sempre stata più o meno presente, interrotta solo nei mesi subito successivi alla scomparsa del capitano Davide Astori. Screzi tra tifoseria e proprietà che portarono più o meno direttamente al famoso comunicato della messa in vendita del club, che però non ha mai portato a una vera e propria trattativa per l'addio della famiglia marchigiana. 

Difficile sapere cosa succederà nei prossimi mesi, anche se la sensazione è che il legame tra la permanenza dei Della Valle e la costruzione del nuovo stadio sia legata a doppio filo. Infatti, se alla fine questo percorso non porterà novità di sorta, sarà più facile pensare a un addio di Andrea e Diego, nonostante, per il momento, l'altra sensazione è che si parli di un qualcosa non così prossimo all'accadere. In realtà non pare che la contestazione principalmente lanciata dal gruppo ACF 1926, che attualmente guida la Curva Fiesole, abbia scalfito la scorza dei proprietari provenienti da Casette D'Ete e che, per arrivare un addio, dovrà accadere qualcosa sotto il piano economico. 

Solo un'offerta che si avvicini ai 250 milioni di euro potrebbe convincere i DV a cedere la società, oppure l'interruzione dei rapporti con il Comune che prima o poi dovrebbero portare alla posa della prima pietra del nuovo stadio. In sintesi, il rapporto con la tifoseria non è una priorità per la proprietà, che gestisce la società senza debiti e in autofinanziamento e che punta al medio termine con l'evoluzione degli accadimenti intorno alla Mercafir. 

Con ogni probabilità le parti continueranno a non parlarsi e ciò porterà a un inasprimento, lento o veloce a seconda dei risultati, dei rapporti ad oggi già molto tesi. Difficile pensare che a breve possa tornare un clima quanto meno più disteso, anche perché nessuno ha intenzione di fare un passo verso l'altro.