DIFESA COLABRODO: PER IL RUSH FINALE SERVE LA SVOLTA
C’è una Fiorentina che viaggia verso la salvezza a due velocità ben diverse. La prima è quella costituita dall’attacco, con Dusan Vlahovic sempre più protagonista e già a quota 19 gol in stagione: l’ultimo a riuscirci in maglia viola era stato Alberto Gilardino, quando ancora dalle parti del Franchi risuonava ogni tanto la musichetta della Champions. La seconda invece è quella rappresentata dalla difesa, il reparto che di domenica in domenica va sistematicamente in sofferenza e che anche oggi a Bologna è risultato l’elemento decisivo nel rocambolesco pareggio che obbliga Pezzella e compagni ancora a guardarsi le spalle in vista delle prossime quattro giornate di campionato.
I numeri del resto sono terribili: da quando è tornato Iachini (inizio aprile), i viola hanno subito dodici gol che in sei partite portano ad una media di due reti incassate ad ogni gara. Troppe per pensare di vivere con relativa tranquillità un finale di gare tutto da scrivere, visto che oltretutto alle porte ci sono le partite contro Lazio e Napoli e che oggi al Dall’Ara a perforare per tre volte la porta di Dragowski ci ha pensato un signore nato nel 1982. Ma il dato diventa ancor più preoccupante se si pensa che l’ultima volta che la Fiorentina ha mantenuto la sua porta inviolata è stato il 19 febbraio contro lo Spezia, quando il 3-0 sulla squadra di Italiano aveva fatto sognare un finale di stagione un po’ più sereno del previsto. Invano però.
Resta da capire a questo punto quali correttivi apporterà Iachini alla sua fase difensiva, visto che nella coda dello scorso campionato - quella post lockdown - quello dei viola era stato il reparto meno battuto di tutti e che gli interpreti sono sostanzialmente gli stessi. I quattro punti di vantaggio sul Benevento dopo l’amaro 3-3 di oggi inducono ancora ad usare prudenza e calma in vista delle ultime quattro gare eppure è bene tener presente che margine per altri errori sembra non essercene davvero più.