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DREAM LOUD-FIORENTINA, ACCUSE, COLPE E IL PRECEDENTE DI ORVIETO: LA RICOSTRUZIONE

di Luciana Magistrato

Dream Loud-Fiorentina, quando la partnership scoppia. Con un concerto della coppia Carey-Legend, annunciato in pompa magna per l'8 giugno al Franchi e poi annullato. Ma in realtà stavolta la Fiorentina c'entra poco, come ricostruito da Firenzeviola. Sgomberiamo subito il campo dai dubbi perché la partnership sarebbe durata solo un anno con possibilità di rinnovare da parte viola, per aumentare la visibilità della Fiorentina all'estero e negli Stati Uniti in particolare, dove ha sede l'agenzia creativa specializzata in intrattenimento e brandizzazione. Partneship che da questo punto di vista è anche servita, con le immagini delle maglie viola a Times Square ad esempio e nelle mani della bravissima e popolare cantante Mariah Carey che avevano fatto così il giro del mondo. Ma per quanto riguarda il concerto in realtà i propblemi sono stati altri perché l'organizzazione di un evento così importante da parte di un operatore di mercato nuovo non è sempre facile.

La Dream Loud aveva già tentato di trovare un fil rouge con Orvieto anni fa (Orvieto4Ever)  e in quattro anni aveva organizzato una serie di iniziative per la festa dell'Indipendenza culminate con il concerto di Andrea Bocelli e Usher nel 2017 al Duomo. Ma il successo del concerto, non certo tra gli orvietani, non ha fatto fare breccia a Dream Loud nella città visto che il tipo di organizzazione aveva gestito il marketing e la parte economica in modo autonomo e non aveva dunque coinvolto gli operatori locali né le comunità di americani ormai presenti nella cittadina umbra, nonostante l'enorme sforzo delle istituzioni ad esempio a mettere in piedi tutto il sistema di sicurezza (reso ancora più difficile dalle nuove norme, come spiegarono in conferenza stampa e confermano tuttora gli assessori orvietani). Tanto che nel 2018 Marco Bosco, Ceo di Dream Load, ha abbandonato la collaborazione con la città in maniera anche polemica, spostando l'attenzione su Firenze.

La Fiorentina e Marco Bosco in realtà si sono chiariti e le accuse di Dream Loud non sono tanto verso la città, i fiorentini e la Fiorentina (certo il momento negativo della squadra può aver influito ma in minima parte) quanto verso operatori del settore che non lo hanno aiutato. Per capirci: un concerto in uno stadio ha bisogno di una scenografia, di luci e di manodopera che evidentemente Dream Loud non è riuscito a reperire perché le ditte e i service erano già impegnati (fisicamente ma anche moralmente) con altri competitor con cui magari lavorano da tempo. Da qui si spiegherebbe il risentimento di Bosco che parla anche di "boicottaggi", con un malumore che partiva anche dallo spostamento della data ad esempio (come affermò anche in conferenza stampa visto che per il 4 luglio non era stata data la disponibilità dello stadio). La Fiorentina in questo però poteva fare ben poco, se non pubblicizzare l'evento come ha fatto all'inizio, pur se i prezzi esosi - minimo 100 euro - non hanno mai aiutato. E la prevendita fiacca non è certo colpa del malunore dei fiorentini verso la società perché per la Carey sarebbe stata l'unica data italiana e avrebbe dovuto rivolgersi dunque ad un pubblico molto più vasto. Secondo i ben informati gli organizzatori potrebbero ora spostare l'evento e l'attenzione all'arena di Verona.