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È DI NUOVO ROCCO vs URBANO: IL DUELLO WESTERN TRA TRIBUNALI E LEGA SI SPOSTA IN CAMPO

di Alessandro Di Nardo

Se dovessimo applicare una colonna sonora al prossimo incrocio tra Rocco Commisso e Urbano Cairo, probabilmente quella realizzata da Ennio Morricone per "Il Buono, Il Brutto e il Cattivo" sarebbe la più calzante. Sono entrati in orbita l'uno dell'altro meno di cinque anni fa e nel giro di pochi giri di valzer tra il campo, la stampa e le stanze dei bottoni della Lega, sono passati da amici a nemici. 

Il casus belli nasce dall'inchiostro e da un famigerato articolo pubblicato dalla Gazzetta dello Sport il 21 maggio 2021: a seguito di una conferenza stampa fiume in cui il patron viola se l'era presa direttamente con la stampa locale, la rosea criticava le parole di Commisso apostrofandolo come "don Rocco" e come un personaggio "uscito da un film poliziottesco all'italiana di Serie B". Frasi e accostamenti che Rocco non ha mandato giù, tanto da citare in giudizio per diffamazione a mezzo stampa la Gazzetta e, di riflesso, il suo proprietario, Urbano Cairo.

Questa la miccia che ha innescato un rapporto burrascoso, fatto di scontri in Lega su battaglie come quella dei diritti televisivi e dei fondi d'investimento, e di dispetti sul mercato, con le due società che si sono pestate i piedi nell'affare Amrabat (che nel gennaio 2021 sembrava in procinto di seguire Juric al Toro), ma anche su Ribery e Mandragora, entrambi strappati dai viola. E poi ci sono le dichiarazioni sibilline scagliate da una parte e dall'altra più o meno tra le righe. Le ultime risalgono a un anno fa, all'ultima visita del Torino al Franchi, quarti di Coppa Italia. Vittoria dei viola e Commisso che incendia il post-partita levandosi diversi ciottoli dalla scarpa: "“Io non ho i giornali qui in Italia ma non è giusto che i giornali di un altro presidente critichino un’altra squadra. I giornali che sono controllati da uno che è il padrone del Torino fanno certi stupidi articoli, si devono vergognare. Vediamo se si sveglia qualcuno. Il mafioso non sono io”. 

Un dardo avvelenato con un destinatario preciso, che ha causato il secondo capitolo giudiziario della saga granata-viola: Urbano Cairo, anche in veste di amministratore di RCS, ha querelato Rocco Commisso il quale, secondo comunicato pubblicato dal club granata "lo avrebbe accusato a più riprese di essere l’ispiratore di una fantomatica campagna denigratoria condotta dalle testate del suo gruppo editoriale contro la Fiorentina". Uno a uno in tribunale quindi, per uno scontro tra due magnati delle comunicazioni che è anche un duello tra scuole di comunicazione, quella a stelle e strisce contro quella all'italiana. Un duello stile western fatto di pause e pathos, tra due giganti, sia in termine di potere che considerando il patrimonio, del calcio italiano, sfida senza esclusione di colpi che rischia di far sbiadire uno storico gemellaggio messo a repentaglio dalla diatriba senza fine tra Rocco e Urbano.