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EMENDAMENTI STADIO: IL GOVERNO SI SPACCA. E COMMISSO?

di Andrea Giannattasio

Se questa settimana è stata di certo molto gratificante sotto tanti aspetti per Rocco Commisso, che ha visto la Primavera alzare il suo primo trofeo da presidente viola e ha assistito alla chiamata in massa di ben sei tesserati in azzurro (tra Nazionale maggiore e Under-21), a turbare il sonno del numero uno viola c’è tuttavia sempre il tema legato allo stadio nuovo. O quanto meno a quello che da tempo è ormai il piano A del patron, ovvero la ristrutturazione del Franchi. Da mesi ormai in Parlamento sono stati presentati una serie di emendamenti al Decreto semplificazioni che dovrebbero, sulla carta, dare risposte importanti anche sul caso che tiene con il fiato sospeso tutta Firenze ma dopo una partenza che sembrava incoraggiante (ne sono stati proposti ben cinque sullo stesso tema) al momento della scrematura delle nuove norme si stanno registrando una serie di contrasti che rischiano di minare i futuri progetti del club viola.

In particolare a ritardare la situazione (o quanto meno a dare meno forza ai nuovi documenti correttivi) c’è la mancanza di unità di intenti tra due dei tre partiti di maggioranza, ovvero il Partito Democratico (che con la senatrice Biti ha proposto tempo fa un emendamento che - nell’ambito della ristrutturazione degli stadi - cerca di conciliare le esigenze di ammodernamento e il ruolo della Sovrintendenza) e Italia Viva, che ha proposto dei correttivi sulla falsa riga di quelli del PD con il suo leader Matteo Renzi dando però pieni poteri al sindaco ed esautorando i rappresentanti locali del MIBACT. Ad oggi però l’ex sindaco di Firenze sembra convinto a non voler convergere sul testo presentato dal partito di maggioranza del Governo, convinto che valga la pena insistere con il documento da lui presentato (sul quale peraltro giuristi, avvocati e architetti si sono più volte espressi sottolineando le scarse chance di riuscita del suo piano). Nessuna mediazione, ognuno avanti per la sua strada. È questa l’aria che si respira da Palazzo Chigi: un clima che ha provocato non poche tensioni e che, di conseguenza, potrebbe far perdere la pazienza anche alla Fiorentina e a Commisso, spettatori ultra-interessati alla vicenda.

Da domani intanto riprenderanno i lavori in Commissione e la speranza nel Governo è quella di trovare una sintesi per chiudere e andare avanti su un percorso ormai tracciato che, oltre al caso dei viola, farebbe felici decine di società calcistiche in Italia. Quello che è stato fatto notare a Italia Viva (e al suo leader Renzi) è che nel testo dell’emendamento proposto dal partito c’è una parte che rischia di vanificare il lavoro di tutta la legge. Nella fattispecie, laddove si parla di escludere la Sovrintendenza “salvo il rispetto degli specifici elementi architettonici che abbiano un particolare valore testimoniale”, il sospetto è che poi spetterà in ogni caso sempre al Sovrintendente dare la parola finale, qualora dovesse individuare elementi presenti di un certo valore storico. La portata precettiva della norma, dunque, cadrebbe di fronte a un solo nuovo vincolo. Un aspetto, quest’ultimo, che potrebbe invece essere accantonato con l’emendamento Biti, nel cui testo viene sottolineato come l’individuazione di eventuali elementi storico-architettonici (di cui, peraltro, il Franchi è pieno) non può spingersi al punto tale che non si debba tener conto dell’importanza strategica per l’ammodernamento dell’impianto stesso. Le buone notizie per Commisso sul fronte stadio, dunque, non sembrano ancora dietro l’angolo.