EQUILIBRI E VINCOLI
Mentre il Ministro Spadafora annuncia la pubblicazione del protocollo per gli allenamenti di squadra, aspetto più o meno divenuto quotidianità per tutte le squadre, in casa viola le preoccupazioni riguardano anche altro. Parallelamente allo stop per il coronavirus il club prosegue nell'attesa di sviluppi sul fronte stadio, tanto più dopo i recenti interventi di Commisso in cui si è nuovamente sottolineata l’importanza di un impianto di proprietà.
Nel dibattito si è così inserito anche il Soprintendente Pessina, che nella giornata di ieri ha ribadito i paletti principali relativi al restauro dello stadio Franchi. “Sarebbe bello se la Fiorentina restasse a giocare nella sua casa, abbiamo chiaro il pericolo di un abbandono dello stadio, ma serve trovare un equilibrio tra un edificio considerato monumento e le esigenze della società. Non potesse proseguire il dialogo sarebbe un problema” ha raccontato ieri ai microfoni del Tgr Toscana.
Parole che non si discostano troppo da quanto raccontato di recente, che vorrebbero anche stimolare un concorso d’idee per individuare un progetto che metta tutti d’accordo, ma che al tempo stesso segnano nuovi confini alle mire di Commisso. Perché al di là della proposta di sfruttare gli spazi sotto le curve per ambienti adibiti ad aree commerciali restano vincoli che imporrebbero allo stesso investitore di adeguarsi piuttosto che far di testa propria.
Un limite lontano da quanto arriva da Milano, dove il Meazza risulta privo di interesse culturale e per questo probabilmente destinato ad essere abbattuto per lasciar spazio al nuovo stadio di Milan e Inter. Uno smacco che potrebbe bissare il processo avviato a Bologna dove la Soprintendenza non ha posto troppi ostacoli di fronte alla ristrutturazione del Dall’Ara. Quasi che a Firenze, che sia il Franchi o un nuovo impianto, la vicenda stadio sia destinata a restare un tabù fatto di equilibri da mantenere e vincoli insuperabili.