.

FARSA

di Tommaso Loreto

E adesso tocca raccontare anche questa. Per forza, anche non volendo. Perché nel momento in cui si racconta quotidianamente le vicende pallonare di questo strabiliante paese, si accetta anche il compromesso di dover raccontare qualsiasi cosa. Persino una vicenda che stride drammaticamente con ben altre storie, di ben altro tenore. Campo minato, allora, quello del calcio in sciopero. In bilico costante fra il qualunquismo e le facili banalità dettate dagli ingaggi munifici di ragazzini straviziati e strapagati come nessun altro.

Non che, per carità, si vogliano mettere in secondo piano i diritti di quelli che sono, e restano, professionisti e come tali lavoratori. Se, poi, i loro stipendi sono così gonfi, evidentemente, è anche perché milioni di appassionati non muovono un dito prima di sapere quale sarà il loro futuro professionale. Potere del mercato, allora, tanto da riuscire a travestirsi da sindacalista e spingere in piazza tutti. Presidenti, giocatori e, perchè no, anche tifosi.

Perché anche quello dei tifosi, se in taluni casi si fosse verificato, sarebbe stato uno sciopero legittimo. Dettato da un trattamento ormai riservato soltanto alle cosiddette “ultime ruote del carro”. Invece no, invece niente di tutto questo. E mentre a Firenze, per fortuna, si studia comunque una condotta adeguata a giustificare (se possibile) la posizione dei calciatori, altrove si riempiono stadi con amichevoli e presentazioni di nuovi acquisti. Quasi a svelare, nel giro di 24 ore, quale fosse il reale intento di uno sciopero che, se non era tale nella sua accezione, adesso altro non è che una farsa.

Quasi pensata ed organizzata ad arte, guardacaso, a circa 72 ore dalla chiusura del mercato. Con tante squadre, big incluse, ancora alle prese con le ultime scelte e le rifiniture finali alle proprie rose. Cosa di meglio, allora, di un ulteriore sosta in attesa di cominciare, davvero, il 9 settembre? Di questo, per favore, ci vengano a parlare da domani quando si riprenderà la tavola rotonda per sanare i contrasti fra Lega e AIC.

Perché, francamente, altre posizioni, o intendimenti, alla luce anche delle amichevoli o degli allenamenti che hanno visto in campo mezza Serie A per non dire la stragrande maggioranza, avrebbero l'ennesimo sapore della presa di giro. E per chi, di questo pallone, ne deve parlare quotidianamente non è poi così divertente continuare a prendere in giro i propri lettori facendo loro credere che dietro a questo sciopero ci sia una battaglia di diritti o di principi.