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FIORE-JUVE, I racconti di Stefano e Fabrizio

di Redazione FV

Continua la carrellata dei vostri ricordi, con i racconti dei Fiorentina-Juventus che hanno segnato la vostra vita da tifosi. Ecco due nuovi brani inviati dai nostri lettori all'indirizzo di posta redazione@firenzeviola.it:

Il ricordo di Stefano Carlin: "Dopo un viaggio dall’alto Veneto passando per l’Emilia Romagna arrivammo in Toscana, a Firenze. Una Domenica che si preannunciava grigia e ci prendemmo anche una mantellina strada facendo ogni evenienza. La pioggia non arrivò ma le brutte notizie a fine primo tempo bastavano per rovinare la giornata. Nella ripresa però le cose cambiarono e ancora oggi non riesco a spiegarmi cosa sia successo. Quattro gol in pochi minuti, non avevo mai goduto tanto allo stadio, neanche quella volta che Batistuta fece una tripletta a San Siro contro il Milan (ero presente anche lì). MAMMA MIA godo ancora adesso, 6 giorni prima era il mio compleanno, e quel regalo in ritardo mi ha emozionato, piangere, esultare, godere e……… Non ci sono parole, bisognava essere li. UNA MAGICA DOMENICA".

Il ricordo di Fabrizio: "Il mio ricordo, ormai lontano nel tempo, è datato 1976. Avevo meno di 8 anni ed andavo allo stadio con mio padre che ha avuto l'abbonamento in Maratona Numerata per oltre 40 anni. Allora i bambini stavano a sedere lungo le scalette e lungo le balaustre che delimitavano la Maratona, con le gambe a penzoloni. Eravamo distanti dai nostri genitori che si sedevano nel posto loro assegnato, ma ci sentivamo al sicuro. Lo stadio era un frastuono di tamburi, una nebbia di fumogeni ed era tappezzato da striscioni mitici che oggi mi dispiace non vedere più: Vieusseux, Ultras ed altri. La Juve era la solida corazzata composta da campioni veri ed anche da un forte senso di appartenenza. La Fiorentina era la squadra operaia degli anni 70 piena di grinta, corsa e qualche buon giocatore. In mezzo la nostra Bandiera: l'unico 10. La Juve passò in vantaggio con Bettega: simpatico come una fuga di gas, ma elegante e letale come sempre. Noi sembravamo impotenti come Davide contro Golia. Ricordo la voglia di esultare e la paura che non ce ne fosse la possibilità, nascosta dietro la speranza che potesse invece succedere. Nella ripresa, dalla nostra scarna panchina, si alza un perfetto sconosciuto. Alto, magro, all'apparenza gracile. Si chiama Bresciani mi dice il bambino accanto a me. Toccò forse un unico pallone, ma lo giro con forza e precisione inaspettate sul palo più distante e lo mise alle spalle di Zoff, del monumento Zoff. Lo stadio esplose ed io con lui. Ci abbracciavamo senza conoscerci, uniti da quell'euforia irrefrenabile che devi condividere per non perderla. Nella confusione cercavo mio padre con lo sguardo e ricordo il suo sguardo commosso che incorniciava quei pugni alzati al cielo. Lui che aveva visto due scudetti e mille gare, si emozionava ancora come alla prima partita e mi trasmetteva, senza sceglierlo, quella passione viscerale che ti fa sentire i crampi allo stomaco ogni volta che la Fiorentina gioca. Impossibile da raccontare eppure così facile da riconoscere. Adesso non ci sono più i "veri bianconeri", quelli con la maglia tatuata, quelli che non potevi che immaginare a strisce.  I Causio, Furino, Bettega, Brio, Ravanelli, Conte non hanno eredi veri. Marchisio non sarà mai odiato come Furino, e Del Piero non sarà mai detestato come Ravanelli. Oggi la Fiorentina non è più la squadra operaia di Galli e Tendi e la distanza si è ridotta molto tra le due squadre, almeno in una singola partita. Noi tifiamo Firenze, la sua storia, la sua unicità e la sua bellezza. Noi odiamo il Potere, l'Arroganza, la Sudditanza che la Juve rappresenta. Mai nessun'altra gara potrà regalarti gli stessi brividi. Anno scorso c'erano i miei due figli maschi a gioire e piangere al quarto gol di Pepito. Non gli ho mai detto quale squadra scegliere, ma il sangue non è acqua e le loro voci roche e felici di quell'imitabile 20 ottobre, me lo hanno confermato. La Storia continua e la Passione con Lei. Forza e Onore".