FIORENTINA, A Roma tutti inguardabili
Una bella notte di settembre, Venere decise di deturparsi il volto. Così, senza un motivo preciso, sotto i colpi degli artigli dell'Aquila. Senza difese, senza forza, senza volontà. "Una Fiorentina così, non l'avevam vista mai" canta come una nenia la Fiesole, quando vittorie e sogni regalano gioie e sorrisi ai tifosi viola. Neanche noi l'avevamo mai vista così. Brutta, bruttissima. Praticamente inguardabile. Una "non squadra", un'accozzaglia di 11 uomini messi insieme sembra per caso, senza un filo logico, senza una costante ad unirli.
Il treno delle Ande, Juan Manuel Vargas, sembra uno dei tanti interregionali che vagano in ritardo sui binari italiani. Non spinge, non accelera, resta inerme quando i due Alta Velocità biancocelesti sfrecciano sulle rotaie ai suoi fianchi. Il Fenomeno sembra non essersi ripreso dalle voci di mercato estive. I maligni ritengono che ci stia pensando ancora, a noi piace immaginare che Mutu debba ancora riprendersi dall'infortunio al gomito, per poi trovare l'amalgama giusta con il resto del gruppo. E poi Montolivo, che da Caravaggio si è trasformato in un pittore di strada qualsiasi, le cui pennellate assomigliano da settimane a tratti discontinui di una matita spuntata. Almiron, poi, le cui prestazioni salgono e scendono come gli indici della borsa. Kuzmanovic, trequartista forse improvvisato, che regala lampi e squilli di tromba solo a pannaggio degli avversari. Gilardino e Frey, invece, salvano il salvabile. L'uno, con un violino rimasto nella custodia, ma con un cuore grande così. L'altro, volando e saltando con quei capelli da pop-star, da ultimo baluardo di un fortino ormai espugnato.
Serve un cambio di rotta, perché l'iceberg è meno lontano di quello che si pensi. Il Capitano Cesare è sembrato disarmato nella perfida Roma, travolto dalle onde biancocelesti ed incapace di prendere in mano il timone. Con la Juventus, c'era riuscito, con l'inserimento di Pazzini. Contro il Napoli, anche là, la Fiorentina è affondata sotto i colpi del solido galeone di Reja. Poi la riscossa di Lione ma anche oltre le Alpi, forse per un calo di condizione, forse per i cambi sbagliati, sono arrivati i due gol beffa dei transalpini. Col Bologna è servito un accusa di "concorso in gol" aggravata ad Antonioli per permettere a Gilardino di siglare il gol vittoria. Insomma, non ci siamo, poche storie. La Fiorentina, così, non è la Fiorentina a cui siamo sempre stati abituati. Prandelli dovrà rimboccarsi le maniche, e i suoi anche. Da subito. Perché alla Venere tanto decantata da tutti, non è ammesso essere inguardabile.