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FIORENTINA, Cosa vuoi fare da grande?

di Tommaso Loreto

La spia lampeggia, e di certo il segnale è indicativo. Nell'ennesima domenica "fra pochi intimi" al Franchi, anche ieri ben al di sotto della soglia dei 20.000 presenti, persino una vittoria è stata salutata con i fischi. Un indice pesante, emerso chiaramente ben prima del fischio d'inizio di Fiorentina-Genoa. Come dire che, anche di fronte ai tre punti, il pubblico viola preferisce mostrare insofferenza piusttosto che soddisfazione. Una reazione che, da fuori, sembra inspiegabile. Una situazione che, invece, vista da dentro è la logica conseguenza di un ciclo che, di fatto, non è mai stato riavviato.

Nè nelle scelte annunciate di mercato, nè tantomeno in quelle che dovevano essere le logiche interne alla squadra. Dai giovani sperduti fra la primavera e la panchina a quell'attaccamento alla maglia che sembra essere merce rara nella rosa di oggi. Senza contare quella solidità che la società si prefiggeva di raggiungere con i propri tifosi, in quel "patto" ancora oggi soprattutto teorico. Un peso, quello della situazione attuale, che non può ricadere esclusivamente su Mihajlovic. Principale colpevole di una squadra che non diverte, ma a suo modo coinvolto in una gestione confusa che lo vede semplicemente spettatore.

Perchè talune scelte di mercato, da quella del tecnico fino alla sua difesa, sono state prese più a monte, e nello specifico da Corvino. Il quale dovrà, prima o poi, anche alleviare il peso di Mihajlovic prendendosi la responsabilità di decisioni che (casi spinosi inclusi come quelli di Montolivo, Vargas o dei desaparecidos Marchionni, Felipe fino ai Camporese e Babacar snobbati) per il momento non sembrano pagare. O quantomeno andare in quella direzione che, a più riprese, la società aveva indicato.

Ma andando ancora più nel profondo del momento gigliato, con quella dissaffezione che, per poco tempo, sembrava potesse svanire, restano anche i soliti difetti del meccanismo societario. Se i giocatori non conducono vita sportiva, o addirittura vivono da "pendolari" quella professionale, e la società viene a saperlo dopo dieci giornate di campionato che tipo d'organizzazione e struttura interna può esistere? Perchè, ad esempio, nella gara da tutti indicati come quella decisiva per il futuro di Mihajlovic, e della sua Fiorentina, le due figure di spicco della proprietà (il patron Della Valle e il presidente operativo Cognigni)  sono state costrette a farsi raccontare per telefono che cosa è successo sul terreno di gioco?

Impegni che, nel caso di ADV, rientrano anche in dinamiche familiari, e per questo più che meritevoli anche di sostegno (soprattutto se la presenza è stata assicurata alla vigilia della gara) ma una struttura più presente, su ogni aspetto della vita sportiva del club, sarebbe a dir poco auspicabile per un gruppo che, forse mai come oggi, non sa propriamente dove andare. Nè in campo, nè nell'immediato futuro. Qualcuno, del resto, l'ha capito cosa vuol fare la Fiorentina da grande?