FIORENTINA, E' una lotta contro te stessa
di Matteo Magrini
Guardare la Fiorentina, ultimamente, è un vero e proprio atto di fede. Non si offendano i signori in viola. Se diciamo così è perchè proprio da loro, negli ultimi anni, siamo stati abituati a ben altri spettacoli. I viola targati Prandelli hanno sempre fatto del gioco la loro grande forza. Non è più così, da troppo tempo ormai.
Non diverte questa squadra ed il motivo è molto semplice quanto preoccuopante: la Fiorentina ha paura. Ha paura di essere se stessa. Non gioca, non rischia, non ha entusiasmo. Cesare Prandelli dice che i ragazzi sono tesi, troppo. Ma da dove viene tanta ansia? L'ambiente esterno è sereno, tranquillo. Dopo lo sfogo del mister tutti si son messi a remare dalla stessa parte, vogliosi di raggiungere questo chiodo fisso che è diventato il quarto posto.
Preoccupa, e non poco, questo stato d'animo del gruppo. Il gioco è lineare, nessuno rischia. Vedere i viola sul campo, ultimamente, è come assistere ad un Gran Premio di Formula Uno. Mai qualcuno che osa, sempre lo stesso ritmo, costante, ripetitivo. Deve sciogliersi, questa Fiorentina, altrimenti la Champions se la scorda. Non sarebbe un dramma, ed è questo che devono capire i ragazzi. Nessuno gli sparerà se dovessero arrivare quinti. L'importante, però, è giocare, essere se stessi, regalare emozioni e divertimento.
L'avversario ha capito come si fa. Il Genoa assomiglia tantissimo alla Fiorentina degli ultimi anni. Limiti tecnici sopperiti da una straordinaria organizzazione e da un entusiasmo straripante. I viola, in questa stagione, stanno recitando la parte della Roma o del Milan delle ultime annate, ed i rossoblu si atteggiano a Fiorentina, sconvolgendo tutti i piani. Ecco perchè i Prandelli boys devono ristrovarsi. Per non venire sconfitti dalle loro stesse armi.
E' una lotta contro se stessa. La Fiorentina contro la Fiorentina. La paura attanaglia i viola, ed il Genoa mette in pratica le lezioni impartite da Mutu e compagni al calcio italiano negli ultimi tre anni. Si può vincere, ma sconfiggere i mali interiori è quanto di più difficile ci possa essere, nel calcio come nella vita. Ci vuole maturità, ci vuole voglia di crescere. Soprattutto, ci vuole coraggio.