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FIORENTINA, Febbre a 90°

di Marco Gori

Sappiamo che non è facile convincervi a tal proposito, ma, credeteci, gran parte di coloro che esercitano la nostra professione lo fa soprattutto per passione. Una passione diversa dalla vostra, più spesso orientata verso uno sport in generale che una squadra in particolare. Ma sempre di passione si tratta. E, come tutti i sentimenti, la passione a volte si affievolisce. E questo non possiamo permettercelo. Ognuno, a suo modo, cerca quindi di trovare linfa vitale in quelli che sono i valori assoluti dello sport che segue, andando a frugare tra mille ricordi. E non solo. Ci sono dei film bellissimi sul calcio, soprattutto quelli realizzati all'estero. E uno di questi è Febbre a 90°, diretto da David Evans, tratto dall'omonimo romanzo di Nick Hornby e con Colin Firth nel ruolo di protagonista. Un film che parla della passione smisurata di un tifoso dell'Arsenal per la propria squadra. Eh si, proprio l'Arsenal, ovvero il club cui pare sia intenzionata ad ispirarsi la Fiorentina del futuro. E, rivivendo per alcuni attimi certe scene e, soprattutto, l'ambientazione dello stesso film, un paragone tra le due realtà non ci pare del tutto improponibile. Perché i Gunners di quel film non sono quelli di oggi, con un manager in sella da ben 15 anni, uno stadio come l'Emirates ed il proprio centro sportivo, ma quella squadra che, pur giocando ancora nel vecchio Highbury, guidata da un tecnico giovane, e senza grandi stelle in squadra, tornò a conquistare il titolo nazionale nel 1989, dopo ben 18 anni. E i 18 anni che hanno atteso i sostenitori del club più titolato di Londra possono essere paragonati agli oltre 40 da cui attendono quelli viola. Non conosciamo abbastanza bene la realtà del calcio inglese per dire se quel mini-ciclo (i Gunners conquisteranno il titolo anche due stagioni più tardi) fu casuale o servì a gettare le basi per l'Arsenal di oggi, ovvero quel club estremamente organizzato che tutti ammiriamo e conosciamo e al quale, così almeno pare, vorrebbe ispirarsi la nostra Fiorentina. Sta di fatto che i tifosi biancorossi hanno dovuto aspettare poi ancora molti anni prima di potersi esaltare per quella squadra -formata da talenti "fatti in casa", come Ashley Cole, e stranieri bocciati troppo in fretta da altre big europee, come Bergkamp e Henry- capace di superare il record di imbattibilità del Milan in Champions League e dare battaglia al Chelsea del potentissimo Roman Abramovich in campionato. La stessa attesa che, con le debite proporzioni, pare destinata ai tifosi viola. I quali, dopo aver provato la gioia di espugnare Anfield Road, dovranno ripartire da capo, preparandosi ad altri campionati di transizione prima di poter tornare ad assaggiare l'aria dell'Europa, accedendovi per di più, con grande probabilità, dalla porta secondaria. E qui ci sorge un dubbio: la Firenze calcistica di oggi, stanca, provata, delusa, è pronta per tutto questo? E, soprattutto, è disposta a crederci?