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FIORENTINA, Firenze chiama, Diego risponde?

di Matteo Magrini
Sono passati sette anni da quel giorno d'Agosto del 2002. Sette anni nei quali i Della Valle hanno raccolto una Fiorentina che non non esisteva più, hanno preso in mano i cocci di una società distrutta ci hanno costruito un palazzo solido, sempre più alto. Dalla C2 alla Champions League, passando per Calciopoli e penalizzazioni. Qualche errore c'è stato, è vero, ma il Progetto non si è mai fermato. E ora?
 
 
E ora parlano tutti. Da una parte il Comune, che promette una risposta entro il 21 settembre - il consiglio comunale è stato rimandato di una settimana - dall'altra Corvino che rilancia: "Ci serve un nuovo impianto, e dalla città arriveranno le risposte che cerchiamo". Matteo Renzi, da par suo, è sempre stato chiaro: "Il nuovo stadio si farà, la Cittadella è una grande opportunità per tutti ma devono esserci condizioni chiare e precise". Passa qualche giorno, e Prandelli ci mette il carico: "Inutile fare giri di parole, gli impianti nuovi servono, delresto la proprietà è stata chiara. Se poi gli investimenti si dovessere fermare, tirerò una linea e rifletterò sul futuro".
 
 
Parole, grida, chiacchiere e dubbi che si alimentano. I Della Valle vogliono mollare? C'è chi ne è sicuro, come Stefano Sartoni. Le critiche ed i malumori hanno fatto davvero male alla proprietà o è tutta una manovra per esercitare pressioni sull'ammministrazione e su Firenze tutta? Servono delle risposte, e queste possono arrivare da una sola persona: Diego Della Valle. Il silenzio del patron è assordante. E' lui che ha sempre preso in mano le briglie viola nei momenti decisivi. Scoppia Calciopoli? Parla Diego. C'è da presentare il Progetto Cittadella, vero faro del piano Della Valle per la Fiorentina? Parla Diego. Arrivano le critiche, i malumori, i dubbi, le paure? Diego tace. Perchè?
 
 
Inutile nascondersi. Andrea Della Valle è il "tifoso", colui che mette passione e animo nelle questioni gigliate. Sta vicino alla squadra, ultimamente più del solito, e questo è un bene, ma il vero punto di riferimento, l'uomo che ha in mano le sorti della Fiore è Diego. Ecco perchè non può più tacere, non può più nascondersi. Quali che siano i suoi pensieri. Che tuoni rabbia, che sviolini parole di serenità e ottimismo. Quello che vuole, ma che si faccia sentire. 
 
 
 
Il silenzio fa paura, soprattutto quando ci si sente soli. E Firenze rischia di sentirsi così. Sedotta e abbandonata. Vuole una risposta, niente più, e probabilmente è quello che invoca lo stesso Prandelli. Basta poco. Come nelle storie d'amore, quelle vere. A volte dubiti, e allora mugugni, ti lamenti, in attesa di ricevere una carezza che ti rassicuri o di un abbraccio che significa addio, ma che almeno non ti lascia nell'incertezza di non sapere. Firenze guarda verso Diego. Chiede una carezza, un abbraccio, ma anche un grido di rabbia, tutto meno che l'indifferenza. Tocca a lui, adesso, perchè questa squadra, e questa città, non possono e non devono vivere nel dubbio.